“Alois, comincia da principio, ti ascolto”.
Gli raccontò tutto ciò che era accaduto.
Antonio ascoltava in silenzio, senza proferire
parola, era attento a ogni minimo particolare. Sulla sua fronte si formarono
delle piccole rughe. Cominciava a capire, non sarebbe stato facile. Era molto,
molto perplesso.
“Intendi lasciare tua moglie?”
“Sì.”
“Ti prego solo una cosa, aspetta, non fare
niente, dammi il tempo di riflettere.”
“Non sarà semplice, io non intendo lasciare
Miranda, questo deve esserti chiaro fin d’ora, non pensare neanche lontanamente
di propormi una soluzione del genere.”
Aveva alzato il tono di voce, e sul suo
viso si leggeva tutta l’angoscia al solo pensiero.
“Io non posso vivere senza di lei. Non
voglio perderla.”
“Amico mio, ti voglio bene come un
fratello, calmati, fammi pensare, troveremo una soluzione. Mi devi promettere
di pazientare. Capisco che sia difficile, ma dammi ascolto, non complichiamo le
cose.”
Si salutarono, Alois se ne andò.
Doveva tornare da lei, vederla subito.
Aveva un disperato bisogno di tenerla stretta a sé, di accarezzarla, di sentire
l’odore delizioso della sua pelle, era la sua linfa vitale. Senza di lei, la vita non aveva più alcun
significato.
Giunse a casa. Dal campanile sopraggiunsero
i rintocchi della mezzanotte.
Giulia era seduta nel suo studio quando
entrò. Egli la salutò educatamente, le chiese perché non fosse già a letto. Gli
rispose che l’aveva aspettato, perché desiderava coricarsi assieme a lui.
Le spiegò che si sarebbe trattenuto
ancora nello studio, perché non era riuscito a portare a termine alcuni appunti
di rilevante importanza. Lei voleva restare con lui, ma Alois insistette perché
andasse a dormire. Avrebbe cercato di sbrigarsi e l’avrebbe raggiunta. La
rassicurò.
Con questa promessa, lei cedette. Gli si
avvicinò, per il bacio della buonanotte. Si rese conto del nervosismo,
malcelato, di suo marito, e uscì dalla stanza.
Alois rimase in piedi, di fronte alla
scrivania, con lo sguardo fisso sui fogli che vi erano appoggiati, non li
vedeva neppure. Il suo pensiero peregrinava altrove, dolente.
(tratto dal romanzo L'Odore Profano continua...) Nicla