mercoledì 17 aprile 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Giulia era così coinvolta dall’arrivo immediato del tramonto, che non ascoltava neppure una parola di quanto stavano dicendo sulla morte dell’elefante. Gli occhi erano fissi su quell’enorme palla infuocata che affogava dietro la linea dell’orizzonte, lasciando che il buio coprisse con le sue ombre tutte le cose. Erano quasi le nove di sera quando ritornarono. La luna crescente e le stelle, erano state il loro faro nella notte.
Giulia andò nella sua stanza, aveva la necessità di fare una doccia prima di raggiungere gli altri per la cena. Appena vi giunse, si accorse che avevano sistemato sopra al letto una zanzariera. Non doveva scordare di ringraziare le persone di servizio per la premura nei suoi confronti.
Tutti erano fuori per la cena come la sera precedente. Joss non c’era, le dispiacque molto non vederlo, desiderava parlare con lui. S’informò sul perché non ci fosse, e Johnny le rispose in inglese che si trovava nel laboratorio, ad analizzare il sangue del piccolo nzou. Li avrebbe raggiunti al più presto.
Avevano quasi finito di cenare, quando Joss, finalmente, li raggiunse. Si era ricreata la stessa festosa atmosfera della sera precedente, salutò la briosa compagnia e si unì a loro con gioia, avevano bisogno di ritrovarsi dopo la lunga giornata piena d’emozioni e, scaricare così l’adrenalina accumulata.
I lavoranti iniziarono ad intonare le nenie ataviche delle loro tribù. Erano canzoni dolcemente nostalgiche. Entravano nell’anima lentamente, creando una particolare armonia.
Joss fece portare due casse di birra fresca della sua scorta personale e le offrì a tutti, li premiava per il lavoro svolto duramente quella giornata. Era sua abitudine premiare la gente che lavorava con lui.
Giulia lo scrutava, cominciava a capire la nobiltà d’animo di quell’uomo, la sua correttezza. Si spiegava perché tutti lo ascoltavano ed eseguivano i suoi ordini senza fiatare: lo stimavano e lo rispettavano. L’idea istintiva, ideale, che si era fatta di lui, combaciava perfettamente con la realtà.
Girò la testa dalla sua parte e vide che la stava osservando. I loro sguardi s’incontrarono. Lei gli sorrise. Il viso di Joss rimase fermo. Giulia arrossì confusa.
Johnny andò a sedersi vicino a lei, portando con sé due bottiglie di birra. Insistette perché lei ripetesse con lui alcune parole di una canzone, lei lo seguì, imitandone anche i suoni gutturali, tutti cominciarono a battere le mani seguendo il ritmo del canto. Joss, non visto, continuava a fissarla, seguiva ogni suo movimento. Le piaceva guardarla, era bella, regale, lo affascinava... troppo. In tutta la sera non si era mai avvicinato, non aveva parlato con lei direttamente. Giulia ignorò la cosa.
Piano piano, gli uomini cominciarono a ritirarsi, la stanchezza e la birra cominciavano a fare il loro effetto, pure Giulia si alzò, non aspettò di restare sola con lui, non avrebbe ripetuto l’errore della sera precedente. Salutò con cordialità tutti e si allontanò verso l’entrata della casa di pietra. Quella notte dormì saporitamente, era serena, non aveva commesso nessuna imprudenza, era in pace con sé stessa.
Il mattino seguente fu tra i primi a fare colazione, quando Joss arrivò, lei stava uscendo, si salutarono, mentre lei continuava a percorrere il lungo corridoio, senza fermarsi.
        (tratto dal romanzo L'Odore Profano     continua.... ) 
                                             Buon pomeriggio   Nicla

martedì 16 aprile 2013

Koln: Germania



Cari amici della Germania: siete in molti a seguirmi... nel mio Blog, grazie!
La Germania é bellissima, l'ho vissuta ampiamente. Però, A Colonia ci vivono 
due persone che io amo molto. Ciao Nives, ciao Michael... un abbraccio a tutti.
Buona giornata,  Nicla

tratto dal romanzo L'Odore Profano






“Che cosa ti ha portato qui?”
“Non so spiegartelo, è stata una cosa che è scattata d’istinto.” Gli rispose.
“H
ggivi, o da chi?” Le chiese lui a bruciapelo.
“Non ho voglia di parlarne, questa notte è così bella. Perché pensare alle cose che fanno soffrire?” Rispose piano Giulia.
“Perdonami, faccio domande senza rendermi conto di poter ferire la sensibilità di chi mi sta accanto, perdonami.”
“Ti prego, non fa nulla, sei l’unica persona dopo tanto tempo che mi dimostra amicizia. Ho la necessità anch’io di buttar fuori tutto quello che ho dentro il cuore e la mente. Ma non stasera, stasera voglio godere di quest’atmosfera.”
“Mi onori della tua amicizia, ne sono felice. Mi hai colpito subito, appena ti ho vista. Scusa, forse non mi esprimo molto bene…”
“Invece ti esprimi benissimo, e ho capito il senso di quello che hai detto.”
“Tu conosci bene la lingua francese, io l’ho studiata, è diverso. Se sbaglio a dire le cose, tu mi devi correggere.” Da quando si erano presentati dialogavano tra loro in francese, senza averlo stabilito a priori. Avevano iniziato così naturalmente a comunicare che la scelta della lingua era passata in secondo piano.
“Io sono nata a Ginevra e sono di madrelingua francese, poi ho imparato l’italiano, perché vivo in Italia da molto tempo. L’inglese l’ho studiato anch’io.”
Ci fu un lungo silenzio, ognuno di loro era dentro i propri pensieri.
“Sono fuggita da un uomo che non mi vuole più.” Le parole le uscirono dalla bocca come un rigurgito.
“Non posso crederci!” Esclamò con enfasi Joss.
“Mio marito ha chiesto il divorzio…”
“Vuoi scherzare, da una donna come te?”
“Si, è innamorato di un’altra.” Rispose in un sussurro.
Seguì un altro lungo silenzio. Questa volta fu Giulia a parlare.
“E tu, perché sei qui?”
“Per me è diverso, questa è la mia terra. Sono nato qui. Mia madre è inglese. Quando sposò mio padre, i suoi genitori non vollero più vederla, perché era diventata la moglie di un uomo di colore… un africano. Lei non tornò più a cercarli… forse non sanno neppure della mia nascita. Se ancora sono vivi.”
“E… tua madre non ha mai sentito la mancanza della famiglia, della sua vita…”
“La sua vita di donna bianca, è questo che intendevi dire”?
“No Joss, non intendevo dire questo, volevo chiederti: si è mai pentita della sua scelta? E’ stata bene con tuo padre”?
“Io li ho sempre visti insieme, sereni. Anche ora che non sono più due ragazzi li vedo e… li sento felici. L’amore non ha colore Giulia!”
“Sono d’accordo con te, l’amore sta al di sopra di tutto.“
Si guardarono a lungo negli occhi, scrutandosi a vicenda profondamente. Joss allungò la mano e la pose delicatamente su quella di Giulia. Per un lungo istante, entrambi trattennero il respiro. Lei osservò la sua mano. Era una mano forte ma decisamente bella e aggraziata, anche se, doveva aver affrontato molte prove. A Joss batteva forte il cuore. Quella donna l’aveva catturato sin dal primo istante… quando l’aveva vista. Aveva paura, paura di provare dei sentimenti per lei, entro pochi giorni se ne sarebbe andata, e non l’avrebbe mai più rivista.
Si guardarono ancora, lui si alzò e la invitò a fare altrettanto, le pose lo scialle sopra le spalle. Era freddo, Come era strano il clima dell’Africa!
“Forse è meglio andare a dormire. Domani ti porto con me a vedere gli elefanti… sono gli animali che preferisco e, un giorno ti dirò il perché.”
“Joss?…”
“Sì?”
“Non voglio restare da sola.” Il cuore di Joss perse un battito.
“Non devi avere alcun timore. E’ tutto ben protetto, se ci fosse qualche problema, chiamami.” Aveva timore di aver frainteso le parole di lei, perciò rispose così.
“Joss, ti prego, stai con me… vuoi?” Giulia parlò con voce indebolita dall’emozione.
“Ti rendi conto quello che mi stai chiedendo? Giulia guardami prima di rispondermi”. Lei sollevò gli occhi.
“Vuoi dormire con me, Joss?”
                    (tratto dal romanzo  L'Odore Profano        continua... )
Buona giornata amici                            Nicla       


fiends



Molti amici dagli States: thank's!
la mia mail is:   nmcclp@gmail.com   Srivetemi, rispondo personalmente alle mail... buona giornata,    Nicla

Columbia University - Butler Library