martedì 23 aprile 2013
tratto dal romanzo L'Odore Profano
Lasciarono
il fuoristrada e proseguirono a piedi, il rumore ora, era più forte. Giulia
riconobbe il frastuono delle cascate.
“Ti
piace, qui?” Le chiese Joss.
Si
trovavano di fronte a uno scenario straordinario. Quasi allo stesso livello
della radura, una cascata precipitava giù verso il basso. L’acqua scrosciante
aveva, per uno strano effetto dei raggi solari, i colori dell’arcobaleno.
Giulia era senza parole. Quella, era un’oasi paradisiaca. Joss la condusse per
mano. La aiutò a salire lungo la roccia, lateralmente. A un certo punto
l’aggirarono. Si trovarono dinanzi a una grossa fenditura sulla parete rocciosa,
alta circa un metro e larga quanto bastava a una persona per passare. Entrarono.
Si trovarono all’interno di un antro appena illuminato. Il luogo era fresco e
accogliente. Quasi al centro della grotta, un laghetto. L’acqua aveva uno
strano colore quasi… bianco latte. Circa tre metri di diametro. Pressappoco.
“Che
posto strano… sembra di essere in un altro pianeta!” Esclamò Giulia.
“Vieni,
avvicinati…” Joss s’inginocchiò accanto alla pozza e vi immerse la mano. Lei lo
imitò. Il suo stupore raggiunse il massimo quando sentì che l’acqua era calda.
“Non
è possibile, sembra acqua termale!”
“E’
come se lo fosse. Il principio è un po’ diverso, ma la sostanza è quella.
L’acqua è ricca di sali minerali, l’ho analizzata, è ricca di zolfo proprio
come l’acqua termale. Fa bene al corpo e alle ossa.”
“Che
posto incantevole!”
“Togliti
la camicia e i pantaloni. Immergiti. Io entro subito, vedrai... è molto
piacevole.”
Senza
attendere risposta, Joss si tolse la camicia, gli stivali…. Mentre si
spogliava, Giulia osservava attentamente il suo corpo scolpito. Il colore della
pelle non era ambrato, certo… sua madre era inglese. Il suo corpo, possedeva tutta
la bellezza dell’Africa. Lo guardava ammirata, mai aveva visto un fisico così
perfetto. Forse Alois… Scacciò subito il pensiero del suo ex marito. Per ultimo
Joss si sfilò i boxer e, di spalle si immerse nell’acqua.
“Vieni,
non sai che cosa ti perdi se non lo fai.”
Giulia
non temeva di entrare nell’acqua. Non temeva, né si vergognava di spogliarsi di
fronte a lui. Aveva paura di sé. Come sarebbe riuscita a stargli accanto, con
la voglia, che aveva di abbracciarlo? Alla fine si arrese. Si spogliò davanti a
lui con calma e senza falsi pudori. Lo raggiunse e si immerse nell’acqua calda
e solforosa. Chiuse gli occhi appoggiando la schiena sul bordo del laghetto, rimase
immobile. Nessun pensiero a sfiorarla. Completamente abbandonata. La mente
leggera, annullava ogni sua riflessione. Mai avrebbe immaginato che esistesse
un posto simile.
“Ti piace? Avevo ragione di insistere, dimmi?”
“Ti piace? Avevo ragione di insistere, dimmi?”
“Sto
così bene, che potrei morire all’istante.”
“No,
devi vivere, per gioire di questi momenti. Quante altre cose vorrei farti
scoprire!” La sua voce era profonda e leggermente roca.
(tratto dal romanzo L'Odore Profano continua..... )
un abbraccio Nicla
lunedì 22 aprile 2013
tratto dal romanzo L'Odore Profano
Ad
un certo punto uno degli uomini dal lato sinistro, Johnny, si fermò alzando il
braccio. Tutti contemporaneamente s’arrestarono. Joss lo raggiunse facendo bene
attenzione a dove metteva i piedi per non provocare nessun rumore.
“Cosa
c’è amico, trovato qualcosa?” Chiese con voce bassissima.
“Guarda
laggiù”, disse Johnny indicandogli un punto con la mano.
Joss
rimase immobile, pietrificato. Un elefante giaceva a terra morto in una pozza
di sangue. Fece un cenno ai due uomini più vicini, i quali lo raggiunsero
rapidamente. Quando si accorsero dell’accaduto, uno di loro tornò indietro di
corsa nella direzione in cui avevano lasciato gli automezzi. Giulia non
riusciva a capire quanto fosse accaduto. Dal punto in cui si trovava la visuale
era coperta. Vide Joss sfilarsi lo zaino dalle spalle, estrarre una borsa
cerata e incamminarsi nella direzione indicatagli. Lei senza pensarci, lo
seguì.
“Perché
sei qui! Dovevi restare con gli altri, non è uno spettacolo gradevole quello
che vedrai!” Le sussurrò piano Joss.
Proprio
nello stesso istante apparve la scena cruenta. In un attimo Giulia colse tutto
l’insieme e si mise una mano sulla bocca per non gridare. Era un grosso maschio
adulto, al quale avevano asportato le zanne.
“Dobbiamo
andarcene alla svelta, se qualcuno del branco ci trova qui, ci carica.” Disse
uno degli uomini del gruppo.
“Io
mi fermo qui, devo riuscire ad isolare un cucciolo. Ora non sarà facile, le
femmine saranno in allarme, e più diffidenti del solito.” Disse Joss.
“Io
resto con te.”
“E’
pericoloso, i bracconieri hanno ucciso un elefante, l’avorio è prezioso e, è fuorilegge…
per loro è sempre più difficile procurarselo. Tutto questo accade purtroppo, nonostante
i controlli continui e, il branco è in agitazione. Se ci fiutano ci
massacrano.”
“Non
m’importa, io resto con te.” Giulia era più cocciuta di un mulo e lui lo capì.
“Giulia
ti scongiuro, non è un gioco, qui per una cosa del genere si muore!”
“Io
resto con te.” Era la sentenza finale, e non ammetteva replica.
“Stammi
vicina e, assolutamente fai quello che ti dico.” Le disse rassegnato.
Si
avviarono lentamente. Guardinghi. Finalmente individuarono il branco. Gli elefanti
erano agitati, nervosi, e molto pericolosi. Joss non riusciva a vedere bene dal
punto in cui si trovava, sarebbero dovuti uscire allo scoperto e andare dalla
parte opposta, ma era impensabile, c’era troppa tensione tra gli elefanti. A
Giulia venne un’idea, si sfilò lo zaino dalle spalle, dentro ci aveva riposto
un po’ di frutta per dissetarsi durante il viaggio. Lanciò sul terreno una mela
come un lanciatore di bocce, questa rotolò fin quasi raggiungere la zampa di un
elefante. Trattennero il respiro, Joss era sbalordito dall’iniziativa
improvvisata di Giulia. Il frutto fu raccolto dalla lunga proboscide e portato
alla bocca. Ne lanciò un altro, e un altro ancora, tutti con buon esito.
L’ultimo lo fece deviare poco lontano, ma ben visibile. Quello, che doveva
essere il capo branco partì in direzione del frutto, e tutti lo imitarono. Questo
diversivo permise a Joss di portarsi alle spalle del branco, e poter
individuare un paio di piccoli che erano rimasti un po’ indietro. Giulia lo
raggiunse, lui aveva già pronto in mano un grande sacco di juta. Con il suo aiuto
incappucciò rapido uno dei cuccioli. Poi, con la siringa pronta, l’infilò in un
punto dell’orecchio del piccolo dove era ben visibile una vena, e in un
battibaleno estrasse il sangue. Lo liberarono immediatamente dopo, prima che la
madre si accorgesse che non era dietro di lei. Il piccolo, finalmente libero,
raggiunse correndo il resto del branco.
Giulia
e Joss ritornarono sui loro passi e s’incamminarono per raggiungere gli altri.
Nessuno
dei due parlava, ma lei si sentiva felice, le sembrava di aver contribuito con
quella sua idea a rendere meno difficile il compito di Joss, e di avergli
evitato un altro viaggio alla ricerca del branco. Finalmente arrivarono alle
Land Rover, salirono a bordo e ripartirono alla volta del Parco Kafue.
(tratto dal romanzo L'Odore Profano continua...)
Un abbraccio Nicla
venerdì 19 aprile 2013
tratto dal romanzo L'Odore Profano
Lei
scappò via ridendo salendo i gradini a due a due, si lanciò sopra al lettone,
sistemò le lenzuola, rimboccò i cuscini. Era bello fare colazione a letto. A
Miranda sembrava di essere ritornata bambina, quando era ammalata, e la mamma
le portava la colazione in camera. Si sentì felice.
“Amore,
vengo in studio con te?”
“Altroché,
hai una pila di scartoffie sopra alla tua scrivania.”
“Lo
fate apposta, ho già molte cose da finire, dovrò ben fare una cosa per volta”.
“Bimba,
qui non siamo a scuola, non c’è più il libretto delle giustificazioni. Vuoi
diventare un buon avvocato? Bene! Fai ciò che ti dico, senza brontolare.”
Miranda
si diresse verso il bagno borbottando. Sotto l’acqua bollente cominciò a
pensare da dove iniziare il suo lavoro per svolgerlo nel modo migliore. Immersa
nei suoi pensieri, non si accorse di Alois che entrava nel box doccia. Era dietro
di lei, e la premeva. Un attimo e… era
già dentro di lei.
Fu
una giornata di intenso lavoro, Miranda era felice, stava imparando
tantissime cose e, soprattutto, i suoi capi erano soddisfatti del suo lavoro.
Invitarono
Antonio a cena a casa di Miranda. Nella loro casa in collina. Antonio accettò di
buon grado. Li seguì con la propria auto e, quando giunsero alla casa, Antonio
si complimentò con Miranda per il buon gusto, era davvero molto bella, accogliente.
Trascorsero una serata diversa da quelle passate in casa di Giulia e Alois.
Quella di Miranda era una casa “intima”: non c’erano persone di servizio sempre intorno, e non era sempre tutto così assurdamente a posto. Era una casa vissuta,
amata e curata. Vi si respirava un odore semplice, famigliare.
“Cari
amici, Miranda, grazie per la splendida serata! Sono stato davvero molto bene
con voi. La cena era ottima! Di’ Alois, ma sta picciotta ce l’ha un difetto?”
“No
Antonio, non ne ha, e se ne avesse, con la sua grazia li annullerebbe. E’ che...
stiamo così bene insieme, verrai più spesso è vero?”
“Volentieri,
grazie ancora.” Si chinò e baciò Miranda sulla guancia.
Il
mattino dopo arrivarono allo studio con un po’ di ritardo. La segretaria di
Alois gli riferì che l’aveva cercato un uomo, questi, l’avrebbe richiamato più
tardi e, no, non aveva lasciato neppure il cognome.
Erano
da poco passate le undici, quando giunse la telefonata.
“Pronto?
Sì sono io, l’ascolto”.
“Avvocato,
io e alcune persone vogliamo che lei rinunci al processo.”
“Ma
di quale processo sta parlando? Ne stiamo seguendo più di uno”. Alois manteneva
la calma, aveva bisogno di prendere tempo per saperne di più, prima che la telefonata
si concludesse.
“Mi
ascolti molto attentamente e, ovviamente sa bene a che cosa mi riferisco. Noi,
non vogliamo che questa cosa vada avanti. Il mio capo ne subirebbe un danno
enorme. Non possiamo permettere che questo accada. Avvocato, mi ascolti, non le
conviene mettersi contro di noi.”
“Mi
sta forse minacciando? Sappia che se dovesse capitarmi una cosa qualsiasi,
anche una cosa di poca importanza, non avreste vita facile. Io le do un
consiglio: se voi vi sentite tanto forti da credere d’intimorirmi, vi sbagliate
di grosso, sono io a dare a voi un avvertimento, non mettetevi contro a
qualcosa più grande di voi. Potreste farvi molto male.”
“Avvocato,
io le ho riferito quanto dovevo. Pensi alla sua ragazza, lei gli è molto
affezionato. Se le dovesse capitare qualcosa, non se lo perdonerebbe mai.”
“Non
azzardatevi… mi ha sentito? Non provateci nemmeno ad avvicinarla… pronto…”
( tratto dal romanzo L'Odore Profano continua... ) Nicla
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