martedì 4 giugno 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Il mattino dopo, Giulia chiamò al cellulare Alois. Rispose Miranda. A Giulia, d’impeto,  venne da riattaccare, ma poi ci ripensò, avrebbero visto il numero della chiamata… ci avrebbe fatto una gran magra figura.
“Sono Giulia, credevo… di aver composto il numero di Alois. ”
“Buongiorno Giulia. Alois preferisce che risponda io quando è occupato.”
“Significa, che non può rispondermi al telefono?”
“ti faccio richiamare quanto prima, buona giornata.”
Giulia rimase con il telefono in mano. I suoi pensieri si accavallavano, che strano: Alois che lasciava rispondere a qualcun altro… al suo cellulare? Doveva essersi davvero bevuto il cervello con quella ragazza. Provò una punta d’invidia, in fondo, a lei non lo aveva mai permesso.
Miranda ritornò nella stanza da letto. Alois era disteso a pancia in giù, dormiva. Il lenzuolo, lo ricopriva solo in parte. Rimase sulla soglia a guardarlo. Le capitava spesso, e… se ne stava lì, a osservarlo, a lungo. La bella fronte, coperta dai capelli scuri scomposti, che gli scendevano un po’ lunghi sulle spalle larghe e forti; il torace muscoloso ma non eccessivo; i fianchi… morbidi e stretti; le gambe lunghe e forti. Bello, come un dio greco. Restò lì, a fissarlo, in silenzio, per non svegliarlo.
Gli si avvicinò. Con le labbra umide, iniziò a baciarlo sul collo, delicatamente. Come d’abitudine, lui allungò la mano, l’afferrò e, lei cadde sopra di lui senza una parola. Lui la amò.
Molto più tardi, Miranda, gli riferì della telefonata di Giulia. Quando fu pronto, scese e la chiamò.
“Giulia… ben tornata, come stai?”
“Grazie. Va tutto bene.”
“Come mai in Italia, così presto?”
“Sono qui con un’amica, lei è un medico, sono venuta per dei controlli. Dove vivo ora, non ci sono strutture abbastanza adeguate.”
“Non stai bene, cos’hai?”
“Aspetto un bambino.” rispose semplicemente.
“Che notizia, congratulazioni!”
“Ti ringrazio.”
“Hai qualche necessità, posso fare qualcosa per te?”
“No, ti ringrazio. Volevo sapere a che punto siamo con la separazione.”
“E’ tutto a posto, ora si tratta di aspettare i tempi tecnici. Stai tranquilla che farò l’impossibile, ora c’è anche un ottimo motivo, direi. Auguri Giulia, fammi sapere quando nascerà il bimbo. Mi raccomando stai serena, ciao.”
Giulia riattaccò il telefono, non le aveva neppure chiesto di vederla per salutarla di persona.
Miranda incrociò sulle scale Alois.
“Come mai è già tornata? Credevo si fermasse in Africa il più possibile.”
“Aspetta un figlio” le rispose.
“Sono contenta per lei!”
“Già, con me… non ha voluto averne. Come è strana la vita!”
Miranda sentì, nella sua voce un’inflessione di tristezza.
“Io sì, voglio dei figli tuoi! Tanti! Amo le famiglie numerose.”
“Bimba, sei così giovane! Adesso ci godiamo la vita noi due, e poi faremo tutti i bambini che vorrai.”
Si abbracciarono stretti, complici del loro amore.
“Alois, devo chiederti un favore.”
“Tutto quello che vuoi…”
“Mi farebbe piacere, andare all’ospedale. Vorrei notizie del Capitano Ambrosi… mi sembra una cosa giusta, non credi?”
“Certo, ma andiamoci subito. Oggi è sabato, avremo parecchio da fare, domani hai il tuo pranzo…”
“Vuoi invitare anche Giulia?”
“No, non desidero incontrarla. Voglio che domani sia una bella giornata.”
“Come vuoi.” Miranda andò a prepararsi.

Arrivarono all’ospedale, parcheggiarono, e si diressero verso la reception.
Alois, chiese a un’infermiera dove fosse la stanza del Capitano Ambrosi. L’infermiera riconobbe Miranda e, la guardò con aria interrogativa, questa chinò la testa. La donna, ebbe l’intuizione di stare zitta.
Davanti alla porta del Capitano sostavano dei medici. Parlavano sottovoce tra loro. Alois si avvicinò. Chiese notizie di Ambrosi. I medici vollero sapere, per prassi, se fosse un parente. Uno di loro lo riconobbe, ultimamente la sua foto usciva spesso sui giornali.
Si era avvicinata anche Miranda, così ebbe modo di cogliere tutta la conversazione.
“… è difficile stabilire se ce la farà o no. Io, personalmente, non pensavo nemmeno che passasse la notte… è stazionario. Ha un fisico eccezionale, però… come posso spiegarle, è come se gli mancasse la volontà di vivere.”
“Come è possibile stabilire una cosa del genere?” Chiese Miranda.
“Signora, l’essere umano è come gli animali, le piante. Facciamo parte della natura, e la natura si difende, combatte per la sopravvivenza a qualsiasi costo. Lui, non lo sta facendo… mi rendo conto che sia un ragionamento difficile da accettare, ma le garantisco che è così.”
“Mi dispiace…” mormorò Alois.
Miranda avrebbe voluto entrare, ma si trattenne dal farlo. Salutarono e uscirono. Miranda, non trovava pace. Si inventò di aver dimenticato la sciarpa di seta nel salottino d’attesa. Alois, si offrì subito di ritornare indietro, ma lei gli suggerì di raggiungere l’auto e uscire dal parcheggio. Lei lo avrebbe raggiunto in un attimo.
Risalì di corsa, fortunatamente davanti alla porta di Edoardo non c’era nessuno, si infilò all’interno. Si avvicinò al letto. Aveva gli occhi chiusi, cerchiati di venuzze blu, il volto, aveva il pallore della morte. Rimase impietrita. Gli prese la mano. Com’era avvenuto il giorno prima, lui aprì gli occhi. Per un istante sembrò che riprendessero vita, ebbero un breve luccichio. Miranda si chinò e lo baciò sulle labbra, parve volesse dirle qualcosa, ma non ci riuscì.
“Edoardo, vivi, vivi per me!” Gli sussurrò disperata. Egli emise un debole sospiro, e richiuse gli occhi.
Raggiunse la macchina. Alois l’aspettava. Si era ricomposta in fretta e, gli sorrise.

La domenica mattina la signora Franca arrivò prima del solito. Sistemò il lungo tavolo fuori, come d’accordo con Miranda. Dispose le rose nei vasi di cristallo, spolverò i sedili dei divani da esterno e raccolse una cesta di ciliegie per abbellire ancor più la tavola. Quando ebbe finito quei preparativi, entrò in casa e si diresse in cucina.
Fu il profumo di vaniglia e di mele che svegliò Miranda. Anche Alois annusava l’aria. Quando scesero, la colazione era già in tavola. Mangiarono con appetito. Era una bellissima giornata di giugno, non eccessivamente calda. La località dove era situata la casa di Miranda, godeva di un meraviglioso clima collinare, senza umidità e, anche in piena estate, permetteva di viverci bene, al fresco. Alle dodici e trenta arrivarono Antonio, Laura e David. Miranda e Alois erano ad attenderli fuori in giardino. Gli ospiti si complimentarono con la padrona di casa per il buon gusto con cui era stata allestita la zona pranzo all’aperto, erano tutti di buon umore, compresa Laura. Franca arrivò con gli antipasti e Alois preparò gli aperitivi. Antonio lo guardava di sottecchi, e notò come l’amico fosse cambiato. Si intuiva, quanto fosse soddisfatto e felice. In tanti anni che lo conosceva non lo aveva mai visto così sereno. Quella ragazza gli aveva davvero cambiato la vita.
C’era tanto verde attorno a quella casa, alberi vecchi, alti e austeri le conferivano un aspetto importante, le alte mura in mattoni che la circondavano e l’imponente cancellata, ne custodivano la privacy. Un piccolo mondo sereno.
Trascorsero una giornata bellissima, divertente. Antonio era contento come un ragazzino. Miranda promise loro che si sarebbero ritrovati prima della partenza di Laura per gli Stati Uniti.

Giulia riuscì a fare tutte le analisi e le visite riguardanti il suo stato in tre giorni, avrebbe atteso un paio di giorni prima di avere i risultati.
Laura, indaffaratissima per la sua partenza, dedicava poco tempo alla madre, sicuramente le dispiaceva, ma forse un po’ le faceva comodo. In effetti provava un forte imbarazzo quando vedeva sua madre con la pancia che cominciava a farsi notare. Non vedeva l’ora di andarsene da quella casa e dalle persone che aveva amato. Aveva cercato di non affezionarsi troppo a David, anche se questi non aveva fatto assolutamente nulla per attirarla, si comportava con lei come un fratello, proprio per non crearle delle inutili illusioni. Laura non era per nulla il tipo di ragazza che lui avrebbe voluto avere al suo fianco. Miranda, era sempre nei suoi pensieri, non poteva farci niente. Sapeva, che il suo era un sogno e niente più. Molto abilmente celava questa sua passione, nei confronti della ragazza.
Erano passati cinque giorni dalla notte della sparatoria. Miranda era riuscita ad andare tutti i giorni all’ospedale per vedere Edoardo. Senza accennare la cosa a nessuno, neppure a sua sorella, con la quale si sentiva al telefono tutti i giorni. Per la prima volta aveva escluso Eleonora dalla sua vita. Non poteva dirle della sua brevissima relazione con Edoardo. Le aveva sì, parlato di lui, ma come di una persona gentile e unica.
Era da poco uscito Alois, quando il cellulare di Miranda squillò.
“Sì?” rispose con il respiro affannoso.
“Signorina De Bernardi…?” Una voce maschile la interpellò.
“Sono io, buongiorno.”
“Sono davvero molto spiacente, comunicarle...

   (tratto dal romanzo L'Odore Profano  continua.... )   Nicla

lunedì 3 giugno 2013

buon lunedì!

Coraggio, é solo lunedì...

Un abbraccio! Nicla

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Edoardo, quella sera, aveva deciso di uscire di pattuglia con i suoi uomini. Lo faceva abbastanza spesso, era come una chioccia e, quando arrivavano ragazzi nuovi, lui aveva l’abitudine di andare fuori con loro. Tutti gli volevano bene e lo stimavano molto, gli erano affezionati. Era il loro eroe.  Ormai famoso tra i ragazzi dell’Arma, si era distinto più di una volta in situazioni di pericolo, ne era sempre uscito incolume, evitando pericoli anche mortali per i suoi uomini e per sé stesso. Uno in gamba. Sempre con la testa posto, pronto, efficace, dedito al dovere. I giovani militari erano entusiasti di lui, soprattutto quando usciva con loro in pattuglia.
Quella sera, fecero il solito giro di controllo nella loro zona. Raggiunsero un posto di blocco. Il capitano Ambrosi fece fermare la macchina. Scese a parlare con i militari. I ragazzi gli riferirono alcune informazioni ricevuti dai colleghi. Avevano notato, alcuni strani movimenti nei pressi della Stazione Ferroviaria. Ambrosi diede loro istruzioni e, ripartì con i suoi uomini alla volta della Stazione. Girarono per un po’ nelle stradine attorno, poi fece parcheggiare la macchina in una via a senso unico. Spensero i fari. L’auto di servizio, era seminascosta da un cassonetto della spazzatura, un lampione era spento, perciò erano in una posizione ideale per un appostamento. Il Capitano, seguito dal Brigadiere, scese dalla macchina. Procedette in silenzio, Ambrosi si girò, fece un cenno al collega e si incamminò da solo per una ventina di metri. Il silenzio era assoluto. Anomalo per quell’ora della sera in estate. Aprì la fondina, estrasse la pistola d’ordinanza e l’infilò nella cintura dei pantaloni. Nel silenzio, udì un fruscio. Qualcuno che tentava una sortita. Si gettò di lato, mentre il luccichio di una lama fendeva l’aria dinanzi a lui. Sentì la lama entrargli nella carne poco più su del gomito sinistro, balzò in avanti, estrasse la pistola con una velocità fulminea e, con il calcio dell’arma colpì con tutta la forza che aveva dinanzi a sé. Nel frattempo era sopraggiunto il Brigadiere. Nello stesso istante si udì un grido soffocato e un tonfo. Il Carabiniere che era rimasto appostato in macchina accese i fari e avanzò sino a raggiungere i colleghi. Saltò giù dall’auto, pistola in mano… colse subito la scena: Ambrosi perdeva sangue in  abbondanza dal braccio ferito, ma non sembrava aver riportato una ferita grave. Per terra giaceva privo di sensi un uomo di colore, a vederlo così sembrava un colosso. Il Brigadiere si affrettò a chiamare per radio rinforzi, mentre Ambrosi, scavalcato il malcapitato ancora svenuto a terra, girò l’angolo correndo. Sapeva, che il peggio doveva ancora arrivare. Il Brigadiere, dopo aver messo le manette all’uomo a terra, gli corse dietro e lo sentì intimare gridando un: “alto le mani o sparo!” Seguì una detonazione. Vide, due persone che scappavano. Una di loro si voltò e fece fuoco, “A terra!” gridò Ambrosi al militare, mentre lui rispondeva al fuoco continuando a correre dietro ai due malviventi. Spararono ancora, Ambrosi rispose al fuoco, uno dei due fuggitivi cadde, l’altro si girò di scatto, si inginocchiò, prese la mira e fece fuoco. Il primo colpo, Ambrosi, lo scartò per un pelo. Il Capitano rispose al fuoco e l’altro scaricò il caricatore della sua arma contro di lui. Il Brigadiere, sopraggiunto in quell’istante, vide Ambrosi cadere a terra.

Era passata da poco la mezzanotte. Miranda e Alois rientravano dalla loro cena in città. Commentavano tranquillamente la serata, appena trascorsa quando videro passare a sirene spiegate auto dei Carabinieri, Polizia e tre ambulanze. Alois, accostò la sua auto per lasciare la strada libera alle Forze dell’Ordine. Erano alquanto impensieriti da tanto trambusto. Di certo, era accaduto qualcosa di molto grave.
Miranda sentì dentro di sé una forte agitazione. Inconsciamente il suo pensiero andò a Edoardo. Si dette della stupida, perché mai gli era passato per la testa un simile pensiero, perché mai…
Quella notte ebbe degli incubi atroci, vedeva Edoardo sporco di sangue, i vestiti strappati, che la guardava, ma non riusciva a parlarle. Si svegliò sudata ed in preda al panico.... 

        (tratto dal romanzo   L'Odore Profano...   continua)  Nicla

venerdì 31 maggio 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Poco dopo arrivò un giovane militare in borghese. Si presentò anche il giardiniere, per sistemare il giardino e per effettuare la pulizia di tutte le aiuole.
Verso le undici del mattino Miranda ricevette una telefona da Alois, ansioso di sapere se tutto procedesse per i meglio.
Miranda, aveva deciso di dedicare la mattina alla cura dei fiori. Stava invasando dei bellissimi geranei bianchi da sistemare sul davanzale del loggione. Il giovane militare si offrì di aiutarla. Era una buona idea, così avrebbe creato meno interesse la sua presenza in quella casa. La mattinata trascorse serena e laboriosa. A volte non c’è niente di meglio di un po’ di lavoro fisico per distrarre e rilassare la mente.
Miranda preparò un pranzo leggero e veloce: dei sandwiches, accompagnati da una fresca spremuta di pompelmo rosa. Invitò tutti a terminare i lavori nei quali erano impegnati, e di raggiungerla per il meritato spuntino. Mangiarono assieme sotto i bei ciliegi, dove, era già stato trasportato un tavolo grande per il pranzo della domenica. Mentre prendevano posto, udirono il rumore di una macchina in arrivo. Il signor Marcello, il giardiniere, andò a vedere chi fosse arrivato. Ritornò dopo poco, seguito dal capitano Ambrosi, in tuta mimetica e basco.
Miranda lo fissò, incapace di parlare. Era inutile negarlo, era attratta da lui. Il giovane militare si alzò e scattò sull’attenti.
“Comandi!” Disse, nel vedere il suo superiore.
“Signora, ero di passaggio… così sono venuto di persona a controllare come vanno le cose quassù.”
“Grazie Capitano, è davvero molto premuroso. Può fermarsi? Mi farebbe davvero piacere se pranzasse con noi. Be’, più che un pranzo è uno spuntino con sandwiches e spremuta… ”
“Come si fa a rifiutare un invito così stuzzicante! Adoro i sandwiches al formaggio.” Disse Edoardo, e il suo volto si illuminò di un luminoso sorriso.
“La accompagno in casa, avrà certamente bisogno di rinfrescarsi.”
Miranda lo precedette lungo il viale sino all’entrata di servizio. Lo fece accomodare in casa indicandogli le scale. I bagni erano al primo piano. Gli indicò quello degli ospiti, e si ritirò.
“Miranda…”
“Sì Capitano?” Miranda rispose con un tono di voce formale, ma quando si girò e incontrò il suo sguardo, le mancò il respiro. Si appoggiò alla ringhiera.
A lui non era sfuggito il leggero turbamento di lei. Le sorrise. Fu uno dei sorrisi più accattivanti che Miranda avesse mai visto.
“Non andare via… ti prego, rimani qui…” Le sussurrò avvicinandosi.
“Capitano? Che cosa posso fare per lei…  ” La voce, roca, le si era abbassata.
“Che cosa puoi fare per me? Niente. Quello che vorrei, non me lo puoi dare.”
“Edoardo… io, non posso… amo Alois…”
“Come pronunci bene il mio nome! Cosa darei, per sentirlo pronunciare sempre da te!” Ora le stava di fronte. Lei sollevò il viso. I loro occhi si incontrarono. Edoardo non resistette alla tentazione. La prese e la baciò sulla bocca. Miranda tentò di serrare le labbra, di rifiutarsi, ma alla fine cedette alla leggera pressione di lui. Fu un bacio carico. Carico di turbamento, e passione. Nessuno dei due riusciva a staccarsi dall’altro. Se lo avessero fatto, sarebbe finito l’incanto. E nessuno dei due lo voleva.
“Miranda io… io ti amo! Sto impazzendo per te! Non so più che cosa fare. Non riesco… non faccio che pensare a te. Penso solo a te.”
“No! Lasciami. Torniamo giù…”
Lui la riprese tra le braccia. La strinse più forte. E, continuò a baciarla. Erano baci d’amore, intensi, profondi. Toccavano l’anima. Non cercava di andare oltre… per arrivare a qualcosa di più. Erano baci ardenti, sarebbe bastato un solo gesto di Miranda per scatenare tutto il suo desiderio ma, era un militare, dedito alla disciplina e all’autocontrollo. Rispettava la posizione di Miranda e, non voleva, non poteva, farle del male. Sapeva che amava Alois. Probabilmente, per lui, in quel momento, provava un’attrazione fisica. Succede alle ragazze giovani, di trovarsi in certe situazioni e, di ritrovarsi in uno stato di confusione. Miranda, profondamente turbata dai baci e dalle parole di Edoardo, lo prese per mano. Entrò, assieme a lui in una stanza per gli ospiti. Odorava di lavanda, come le case di un tempo passato. La sua mente, le ripeteva che amava Alois, che doveva fermarsi. Il suo corpo e la sua giovinezza volevano Edoardo. Volevano… tutto di lui. Gli si accostò, si lasciò andare, si appoggiò con forza a lui. E rispose con impeto ai suoi baci. Edoardo, si smarrì tra le sue braccia, combatteva una lotta impari, la sua forza di volontà stava cedendo. Gli occhi di lei, supplichevoli, invitanti, sensuali. Lo reclamavano. Con un movimento fluido, la prese in braccio e la posò delicatamente sul letto. Con molta sensibilità le sfilò la maglietta, poi, sotto lo sguardo penetrante di lei, si sfilò la camicia della mimetica, gli stivaletti… tutto. Le si accostò continuando a baciarla. Ogni loro dubbio, ogni remora, ogni pensiero venne annullato dal desiderio di fondersi insieme. Era perduta tra le sue braccia. Edoardo entrò in quel piccolo giglio rosa, regno d’ogni piacere e felicità. Quanto l’aveva desiderata! Fecero l’amore lentamente, gustando ogni attimo, ogni respiro. Raggiunsero l’orgasmo all’unisono. Fu un momento sublime. Come se i loro corpi si conoscessero da sempre. Tutto, era accaduto in maniera così naturale!
Rimasero in silenzio, stringendosi come se avessero paura di perdersi, mentre lui le confessava il suo amore. Miranda, era rannicchiata nell’incavo del suo braccio, soddisfatta, al sicuro. A malincuore si alzarono, non avevano saziato nemmeno un decimo del loro desiderio. Miranda si stava rivestendo… Edoardo scese dal letto, la sfiorò appena e… la prese così, in piedi, davanti allo specchio.
Quando uscirono in giardino, non c’era nessuno nei dintorni. Si sedettero al tavolo, mangiando con appetito i sandwiches rimasti. Miranda scelse un’ottima bottiglia di vino per finire quel pranzo frugale all’aperto.
Erano quasi le cinque e mezzo quando Edoardo decise di andarsene. Anche se, quel pomeriggio lui non era in servizio. Ma, non aveva nessuna voglia di incontrare Alois. Non voleva rovinare quel momento perfetto, che gli aveva regalato l’illusione che Miranda gli appartenesse.
Lei, lo accompagnò in silenzio, alla macchina. Edoardo si chinò e la baciò sulle labbra. Le accarezzò il viso. Se ne andò, senza voltarsi per un ultimo saluto. Non poteva… aveva il volto indurito dal dolore che provava per aver lasciato la donna che amava e, che mai, avrebbe potuto avere.

Alois arrivò di lì a poco, Miranda gli andò incontro nel viale. Quando lo vide, si sentì profondamente colpevole. Come aveva potuto tradirlo così? Era l’uomo che amava. Che adorava. Doveva essere davvero impazzita quel pomeriggio! 

    (tratto dal romanzo L'Odore Profano....   continua)

   buon fine settimana amici!  Nicla