giovedì 6 giugno 2013

here I am.... dai miei Colli Euganei

carissimi amici, che fedelemente mi seguite. Eccomi qui!
I Colli Euganei sono bellissimi! Finalmente, sembra che ci sia un accenno di primavera.
E' tempo di stare all'aria aperta, dopo un lunghissimo inverno.
Io adoro le stagioni fredde, é ovvio, ma... questo timido sole che fa capolino, mi fa piacere: proprio perché  é... timido.
Un forte abbraccio a tutti voi  che mi seguite. Nicla



Colli Euganei

martedì 4 giugno 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Il mattino dopo, Giulia chiamò al cellulare Alois. Rispose Miranda. A Giulia, d’impeto,  venne da riattaccare, ma poi ci ripensò, avrebbero visto il numero della chiamata… ci avrebbe fatto una gran magra figura.
“Sono Giulia, credevo… di aver composto il numero di Alois. ”
“Buongiorno Giulia. Alois preferisce che risponda io quando è occupato.”
“Significa, che non può rispondermi al telefono?”
“ti faccio richiamare quanto prima, buona giornata.”
Giulia rimase con il telefono in mano. I suoi pensieri si accavallavano, che strano: Alois che lasciava rispondere a qualcun altro… al suo cellulare? Doveva essersi davvero bevuto il cervello con quella ragazza. Provò una punta d’invidia, in fondo, a lei non lo aveva mai permesso.
Miranda ritornò nella stanza da letto. Alois era disteso a pancia in giù, dormiva. Il lenzuolo, lo ricopriva solo in parte. Rimase sulla soglia a guardarlo. Le capitava spesso, e… se ne stava lì, a osservarlo, a lungo. La bella fronte, coperta dai capelli scuri scomposti, che gli scendevano un po’ lunghi sulle spalle larghe e forti; il torace muscoloso ma non eccessivo; i fianchi… morbidi e stretti; le gambe lunghe e forti. Bello, come un dio greco. Restò lì, a fissarlo, in silenzio, per non svegliarlo.
Gli si avvicinò. Con le labbra umide, iniziò a baciarlo sul collo, delicatamente. Come d’abitudine, lui allungò la mano, l’afferrò e, lei cadde sopra di lui senza una parola. Lui la amò.
Molto più tardi, Miranda, gli riferì della telefonata di Giulia. Quando fu pronto, scese e la chiamò.
“Giulia… ben tornata, come stai?”
“Grazie. Va tutto bene.”
“Come mai in Italia, così presto?”
“Sono qui con un’amica, lei è un medico, sono venuta per dei controlli. Dove vivo ora, non ci sono strutture abbastanza adeguate.”
“Non stai bene, cos’hai?”
“Aspetto un bambino.” rispose semplicemente.
“Che notizia, congratulazioni!”
“Ti ringrazio.”
“Hai qualche necessità, posso fare qualcosa per te?”
“No, ti ringrazio. Volevo sapere a che punto siamo con la separazione.”
“E’ tutto a posto, ora si tratta di aspettare i tempi tecnici. Stai tranquilla che farò l’impossibile, ora c’è anche un ottimo motivo, direi. Auguri Giulia, fammi sapere quando nascerà il bimbo. Mi raccomando stai serena, ciao.”
Giulia riattaccò il telefono, non le aveva neppure chiesto di vederla per salutarla di persona.
Miranda incrociò sulle scale Alois.
“Come mai è già tornata? Credevo si fermasse in Africa il più possibile.”
“Aspetta un figlio” le rispose.
“Sono contenta per lei!”
“Già, con me… non ha voluto averne. Come è strana la vita!”
Miranda sentì, nella sua voce un’inflessione di tristezza.
“Io sì, voglio dei figli tuoi! Tanti! Amo le famiglie numerose.”
“Bimba, sei così giovane! Adesso ci godiamo la vita noi due, e poi faremo tutti i bambini che vorrai.”
Si abbracciarono stretti, complici del loro amore.
“Alois, devo chiederti un favore.”
“Tutto quello che vuoi…”
“Mi farebbe piacere, andare all’ospedale. Vorrei notizie del Capitano Ambrosi… mi sembra una cosa giusta, non credi?”
“Certo, ma andiamoci subito. Oggi è sabato, avremo parecchio da fare, domani hai il tuo pranzo…”
“Vuoi invitare anche Giulia?”
“No, non desidero incontrarla. Voglio che domani sia una bella giornata.”
“Come vuoi.” Miranda andò a prepararsi.

Arrivarono all’ospedale, parcheggiarono, e si diressero verso la reception.
Alois, chiese a un’infermiera dove fosse la stanza del Capitano Ambrosi. L’infermiera riconobbe Miranda e, la guardò con aria interrogativa, questa chinò la testa. La donna, ebbe l’intuizione di stare zitta.
Davanti alla porta del Capitano sostavano dei medici. Parlavano sottovoce tra loro. Alois si avvicinò. Chiese notizie di Ambrosi. I medici vollero sapere, per prassi, se fosse un parente. Uno di loro lo riconobbe, ultimamente la sua foto usciva spesso sui giornali.
Si era avvicinata anche Miranda, così ebbe modo di cogliere tutta la conversazione.
“… è difficile stabilire se ce la farà o no. Io, personalmente, non pensavo nemmeno che passasse la notte… è stazionario. Ha un fisico eccezionale, però… come posso spiegarle, è come se gli mancasse la volontà di vivere.”
“Come è possibile stabilire una cosa del genere?” Chiese Miranda.
“Signora, l’essere umano è come gli animali, le piante. Facciamo parte della natura, e la natura si difende, combatte per la sopravvivenza a qualsiasi costo. Lui, non lo sta facendo… mi rendo conto che sia un ragionamento difficile da accettare, ma le garantisco che è così.”
“Mi dispiace…” mormorò Alois.
Miranda avrebbe voluto entrare, ma si trattenne dal farlo. Salutarono e uscirono. Miranda, non trovava pace. Si inventò di aver dimenticato la sciarpa di seta nel salottino d’attesa. Alois, si offrì subito di ritornare indietro, ma lei gli suggerì di raggiungere l’auto e uscire dal parcheggio. Lei lo avrebbe raggiunto in un attimo.
Risalì di corsa, fortunatamente davanti alla porta di Edoardo non c’era nessuno, si infilò all’interno. Si avvicinò al letto. Aveva gli occhi chiusi, cerchiati di venuzze blu, il volto, aveva il pallore della morte. Rimase impietrita. Gli prese la mano. Com’era avvenuto il giorno prima, lui aprì gli occhi. Per un istante sembrò che riprendessero vita, ebbero un breve luccichio. Miranda si chinò e lo baciò sulle labbra, parve volesse dirle qualcosa, ma non ci riuscì.
“Edoardo, vivi, vivi per me!” Gli sussurrò disperata. Egli emise un debole sospiro, e richiuse gli occhi.
Raggiunse la macchina. Alois l’aspettava. Si era ricomposta in fretta e, gli sorrise.

La domenica mattina la signora Franca arrivò prima del solito. Sistemò il lungo tavolo fuori, come d’accordo con Miranda. Dispose le rose nei vasi di cristallo, spolverò i sedili dei divani da esterno e raccolse una cesta di ciliegie per abbellire ancor più la tavola. Quando ebbe finito quei preparativi, entrò in casa e si diresse in cucina.
Fu il profumo di vaniglia e di mele che svegliò Miranda. Anche Alois annusava l’aria. Quando scesero, la colazione era già in tavola. Mangiarono con appetito. Era una bellissima giornata di giugno, non eccessivamente calda. La località dove era situata la casa di Miranda, godeva di un meraviglioso clima collinare, senza umidità e, anche in piena estate, permetteva di viverci bene, al fresco. Alle dodici e trenta arrivarono Antonio, Laura e David. Miranda e Alois erano ad attenderli fuori in giardino. Gli ospiti si complimentarono con la padrona di casa per il buon gusto con cui era stata allestita la zona pranzo all’aperto, erano tutti di buon umore, compresa Laura. Franca arrivò con gli antipasti e Alois preparò gli aperitivi. Antonio lo guardava di sottecchi, e notò come l’amico fosse cambiato. Si intuiva, quanto fosse soddisfatto e felice. In tanti anni che lo conosceva non lo aveva mai visto così sereno. Quella ragazza gli aveva davvero cambiato la vita.
C’era tanto verde attorno a quella casa, alberi vecchi, alti e austeri le conferivano un aspetto importante, le alte mura in mattoni che la circondavano e l’imponente cancellata, ne custodivano la privacy. Un piccolo mondo sereno.
Trascorsero una giornata bellissima, divertente. Antonio era contento come un ragazzino. Miranda promise loro che si sarebbero ritrovati prima della partenza di Laura per gli Stati Uniti.

Giulia riuscì a fare tutte le analisi e le visite riguardanti il suo stato in tre giorni, avrebbe atteso un paio di giorni prima di avere i risultati.
Laura, indaffaratissima per la sua partenza, dedicava poco tempo alla madre, sicuramente le dispiaceva, ma forse un po’ le faceva comodo. In effetti provava un forte imbarazzo quando vedeva sua madre con la pancia che cominciava a farsi notare. Non vedeva l’ora di andarsene da quella casa e dalle persone che aveva amato. Aveva cercato di non affezionarsi troppo a David, anche se questi non aveva fatto assolutamente nulla per attirarla, si comportava con lei come un fratello, proprio per non crearle delle inutili illusioni. Laura non era per nulla il tipo di ragazza che lui avrebbe voluto avere al suo fianco. Miranda, era sempre nei suoi pensieri, non poteva farci niente. Sapeva, che il suo era un sogno e niente più. Molto abilmente celava questa sua passione, nei confronti della ragazza.
Erano passati cinque giorni dalla notte della sparatoria. Miranda era riuscita ad andare tutti i giorni all’ospedale per vedere Edoardo. Senza accennare la cosa a nessuno, neppure a sua sorella, con la quale si sentiva al telefono tutti i giorni. Per la prima volta aveva escluso Eleonora dalla sua vita. Non poteva dirle della sua brevissima relazione con Edoardo. Le aveva sì, parlato di lui, ma come di una persona gentile e unica.
Era da poco uscito Alois, quando il cellulare di Miranda squillò.
“Sì?” rispose con il respiro affannoso.
“Signorina De Bernardi…?” Una voce maschile la interpellò.
“Sono io, buongiorno.”
“Sono davvero molto spiacente, comunicarle...

   (tratto dal romanzo L'Odore Profano  continua.... )   Nicla

lunedì 3 giugno 2013

buon lunedì!

Coraggio, é solo lunedì...

Un abbraccio! Nicla

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Edoardo, quella sera, aveva deciso di uscire di pattuglia con i suoi uomini. Lo faceva abbastanza spesso, era come una chioccia e, quando arrivavano ragazzi nuovi, lui aveva l’abitudine di andare fuori con loro. Tutti gli volevano bene e lo stimavano molto, gli erano affezionati. Era il loro eroe.  Ormai famoso tra i ragazzi dell’Arma, si era distinto più di una volta in situazioni di pericolo, ne era sempre uscito incolume, evitando pericoli anche mortali per i suoi uomini e per sé stesso. Uno in gamba. Sempre con la testa posto, pronto, efficace, dedito al dovere. I giovani militari erano entusiasti di lui, soprattutto quando usciva con loro in pattuglia.
Quella sera, fecero il solito giro di controllo nella loro zona. Raggiunsero un posto di blocco. Il capitano Ambrosi fece fermare la macchina. Scese a parlare con i militari. I ragazzi gli riferirono alcune informazioni ricevuti dai colleghi. Avevano notato, alcuni strani movimenti nei pressi della Stazione Ferroviaria. Ambrosi diede loro istruzioni e, ripartì con i suoi uomini alla volta della Stazione. Girarono per un po’ nelle stradine attorno, poi fece parcheggiare la macchina in una via a senso unico. Spensero i fari. L’auto di servizio, era seminascosta da un cassonetto della spazzatura, un lampione era spento, perciò erano in una posizione ideale per un appostamento. Il Capitano, seguito dal Brigadiere, scese dalla macchina. Procedette in silenzio, Ambrosi si girò, fece un cenno al collega e si incamminò da solo per una ventina di metri. Il silenzio era assoluto. Anomalo per quell’ora della sera in estate. Aprì la fondina, estrasse la pistola d’ordinanza e l’infilò nella cintura dei pantaloni. Nel silenzio, udì un fruscio. Qualcuno che tentava una sortita. Si gettò di lato, mentre il luccichio di una lama fendeva l’aria dinanzi a lui. Sentì la lama entrargli nella carne poco più su del gomito sinistro, balzò in avanti, estrasse la pistola con una velocità fulminea e, con il calcio dell’arma colpì con tutta la forza che aveva dinanzi a sé. Nel frattempo era sopraggiunto il Brigadiere. Nello stesso istante si udì un grido soffocato e un tonfo. Il Carabiniere che era rimasto appostato in macchina accese i fari e avanzò sino a raggiungere i colleghi. Saltò giù dall’auto, pistola in mano… colse subito la scena: Ambrosi perdeva sangue in  abbondanza dal braccio ferito, ma non sembrava aver riportato una ferita grave. Per terra giaceva privo di sensi un uomo di colore, a vederlo così sembrava un colosso. Il Brigadiere si affrettò a chiamare per radio rinforzi, mentre Ambrosi, scavalcato il malcapitato ancora svenuto a terra, girò l’angolo correndo. Sapeva, che il peggio doveva ancora arrivare. Il Brigadiere, dopo aver messo le manette all’uomo a terra, gli corse dietro e lo sentì intimare gridando un: “alto le mani o sparo!” Seguì una detonazione. Vide, due persone che scappavano. Una di loro si voltò e fece fuoco, “A terra!” gridò Ambrosi al militare, mentre lui rispondeva al fuoco continuando a correre dietro ai due malviventi. Spararono ancora, Ambrosi rispose al fuoco, uno dei due fuggitivi cadde, l’altro si girò di scatto, si inginocchiò, prese la mira e fece fuoco. Il primo colpo, Ambrosi, lo scartò per un pelo. Il Capitano rispose al fuoco e l’altro scaricò il caricatore della sua arma contro di lui. Il Brigadiere, sopraggiunto in quell’istante, vide Ambrosi cadere a terra.

Era passata da poco la mezzanotte. Miranda e Alois rientravano dalla loro cena in città. Commentavano tranquillamente la serata, appena trascorsa quando videro passare a sirene spiegate auto dei Carabinieri, Polizia e tre ambulanze. Alois, accostò la sua auto per lasciare la strada libera alle Forze dell’Ordine. Erano alquanto impensieriti da tanto trambusto. Di certo, era accaduto qualcosa di molto grave.
Miranda sentì dentro di sé una forte agitazione. Inconsciamente il suo pensiero andò a Edoardo. Si dette della stupida, perché mai gli era passato per la testa un simile pensiero, perché mai…
Quella notte ebbe degli incubi atroci, vedeva Edoardo sporco di sangue, i vestiti strappati, che la guardava, ma non riusciva a parlarle. Si svegliò sudata ed in preda al panico.... 

        (tratto dal romanzo   L'Odore Profano...   continua)  Nicla