Le premesse
Il desiderio di porre Roma a capitale del nuovo regno d'Italia era già stato esplicitato da
Cavour nel suo discorso al parlamento italiano nel 1860.
[non chiaro] Cavour prese poco dopo i contatti a Roma con
Diomede Pantaleoni, che aveva ampie conoscenze nell'ambiente ecclesiastico, per cercare una soluzione che assicurasse l'indipendenza del papa.
Il principio era quello della "libertà assoluta della chiesa" cioè la
libertà di coscienza, assicurando ai cattolici l'indipendenza del
pontefice dal potere civile.
[2] Inizialmente si ebbe l'impressione che questa trattativa non dispiacesse completamente a
Pio IX e al cardinale
Giacomo Antonelli, ma questi dopo poco, già nei primi mesi del 1861, cambiarono atteggiamento e le trattative non ebbero seguito.
[2]
Poco dopo Cavour affermò in parlamento che riteneva «necessaria Roma
all'Italia», e che prima o poi Roma sarebbe stata la capitale, ma che
per far questo era necessario il consenso della
Francia.
Sperava che l'Europa tutta sarebbe stata convinta dell'importanza della
separazione tra potere spirituale e potere temporale, e quindi
riaffermò il principio di «
libera Chiesa in libero Stato».
[2]
Cavour già nell'aprile scrisse al
principe Napoleone per convincere l'
Imperatore a togliere da Roma il presidio francese che lì si trovava. Ricevette anche dal principe un abbozzo di convenzione:
« Fra l'Italia e la Francia, senza l'intervento della corte di Roma, si verrebbe a stipulare quanto segue:
1º La Francia, avendo messo il Santo Padre al coperto d'ogni
intervento straniero, ritirerebbe da Roma le sue truppe, in uno spazio
di tempo determinato, di 15 giorni o al più di un mese.
2º L'Italia prenderebbe impegno di non assalire ed eziandio di impedire
in ogni modo a chicchessia, ogni aggressione contro il territorio
rimasto in possesso del Santo Padre.
3º Il governo italiano s'interdirebbe qualunque reclamo contro
l'organamento di un esercito pontificio, anche costituito di volontari
cattolici stranieri, purché non oltrepassasse l'effettivo di 10 mila
soldati, e non degenerasse in un mezzo di offesa a danno del regno
d'Italia.
4° L'Italia si dichiarerebbe pronta ad entrare in trattative dirette con
il governo romano, per prendere a suo carico la parte proporzionale che
le spetterebbe nella passività degli antichi stati della chiesa »
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(in Cadorna, La liberazione[2]) |
Il conte di Cavour vi acconsentiva in linea di massima, perché
sperava che la stessa popolazione romana avrebbe risolto i problemi
senza bisogno di repressioni da parte di governi stranieri, e che il
Papa avrebbe infine ceduto alle spinte unitarie. Le uniche riserve
espresse riguardavano la presenza di truppe straniere. La convenzione
però non arrivò a conclusione per la morte di Cavour, il 6 giugno del
1861.
Bettino Ricasoli,
successore di Cavour, cercò di riaprire i contatti con il cardinale
Antonelli già il 10 settembre 1861, con una nota in cui faceva appello
«alla mente ed al cuore del Santo Padre, perché colla sua sapienza e
bontà, consenta ad un accordo che lasciando intatti i diritti della
nazione, provvederebbe efficacemente alla dignità e grandezza della
chiesa».
[2] Ancora una volta Antonelli e Pio IX si mostrarono contrari.
Un po' di storia... questa Italia piena di idee, ma...
Un saluto a tutti quelli che mi seguono.
Nicla