giovedì 23 maggio 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Miranda propose ad Alois di invitare a cena Antonio e il capitano Ambrosi. Se non ci fossero stati impedimenti, per la sera stessa. Dovevano incontrarsi, e rivedere tutta la situazione.
Alois era preoccupato per Miranda, la vedeva affaticata, provata dagli ultimi eventi.  Tuttavia lei sembrava contenta di potersi rendere utile, e non voleva deluderla. Andarono assieme a fare la spesa. Al ritorno l’aiutò a predisporre la tavola. Gli odori che aleggiavano per la casa erano divini. La loro casa, bella e accogliente, assomigliava a entrambi.
Terminati i preparativi, Alois versò due coppe di champagne. Delicatamente, prese per mano di Miranda, e la condusse in giardino. Si sedettero sui gradoni di casa, e fecero un brindisi. Brindarono alla loro vita insieme, presente e futura. Alois le confessò che aspettava con ansia il momento in cui le avrebbe chiesto di sposarlo. Desiderava lei e… un figlio, bello come lei. Miranda lo baciò sulla bocca e, rispose in un soffio: “Sì.”
Tutto era straordinario, assieme al suo amore!
La sera, gli ospiti, arrivarono alle otto e trenta. Furono fatti accomodare in salotto per l’aperitivo, e, Antonio nell’abbracciare Miranda le sussurrò: “Ti voglio un mondo di bene, bambina.”
Il capitano Ambrosi era arrivato con un fascio di rose gialle per la padrona di casa. Era, il colore che lei adorava. Dopo averle disposte in un gran vaso, che lei gli aveva indicato, le depose sul tavolo.
“Capitano, grazie, sono davvero bellissime. Lo sa… il giallo è il mio colore preferito.”
Gli rivolse, uno di quei suoi naturali sorrisi mozzafiato. Le sorrise e, rimase in silenzio. Si limitò a osservarla… forse ad ammirarla. Incatenato, da quegli occhi color del grano dorato. Miranda, cogliendo il suo sguardo, arrossì.
Fu lei stessa a servire gli ospiti. Una perfetta padrona di casa. Alois, la osservava con misurato orgoglio. La cena era squisita. Ricevette i complimenti da tutti, e quando servì la torta di mele, ottenne un applauso.
Dopo cena, passarono in salotto. Miranda si avviò in cucina per preparare il caffè. Alois versò ai suoi ospiti, uno dei suoi preziosi cognac. Il Capitano, si offrì di aiutare Miranda, con le tazze del caffè. La raggiunse in cucina. Le fu accanto… e, l’aiutò a versare la bevanda calda nelle tazze, sistemò la zuccheriera e, mentre sollevava il vassoio, le loro mani si accostarono. Ci fu, un attimo… i loro occhi si incontrarono. Il cuore di lui, perse un battito. Miranda, avvertì, quel qualcosa di estremamente particolare… trattenne il respiro. Un brivido le attraversò la schiena.
“Avete bisogno di aiuto, di là?” La voce di Antonio, infranse quell’attimo perfetto.
Ambrosi, arrivò con il vassoio del caffè, e Miranda con dei dolcetti al cioccolato, fatti da lei. Erano perfetti per accompagnare sia il caffè che il cognac.
“Miranda, io ti voglio sposare!” Sentenziò Antonio.
“Antonio, stai attento a quello che dici, potrei prenderti in parola!” Gli disse Miranda, nello stesso tono.
“Purtroppo, sono arrivato troppo tardi, perché… sono stato così sciocco, ahimè!”
Antonio era una vera macchietta. Tutti risero.
La serata, scorreva serena nonostante, l’argomento in discussione non lo fosse per nulla. Era molto tardi quando si accomiatarono. Si ripromisero, di ritrovarsi presto.
Dopo l’episodio del caffè, Miranda e il capitano Ambrosi, avevano accuratamente evitato di guardarsi per il resto della serata. Solo al momento del commiato, lui si chinò sulla sua mano e, non si limitò a fare solo il gesto. Gliela baciò. Miranda,  trasalì.
Quando furono a letto, Alois la prese tra le braccia e, cominciò a baciarle vogliosamente il seno. E, mentre Alois si spingeva velocemente dentro di lei, gli tornò alla mente il volto dell’altro. Al brivido, che aveva provato quando l’aveva inavvertitamente toccata… nello stesso momento, ebbe un orgasmo sorprendente.
Il mattino si svegliò tra le braccia di Alois.  Miranda, aveva deciso di dedicare quel giorno ai suoi  studi. C’erano, quei due benedetti esami da fare… era preoccupata di non farcela. Alois la tranquillizzò. Poteva organizzare la sua giornata come meglio credeva. Non c’era niente di così urgente al lavoro, che non potesse aspettare. Lui, sarebbe andato in studio. Nessuno l’avrebbe disturbata. Non voleva di ribattere, aveva davvero la necessità di starsene tranquilla, a casa. La giornata trascorse velocemente.  Alla sera cenarono con Antonio. Era sempre piacevole stare in sua compagnia, aveva sempre un sacco di cose da raccontare. E, riusciva a divertire Miranda, anche se si parlava di cose serie.
Il giorno successivo, Miranda andò in studio con Alois. Doveva, fare alcune ricerche in alcuni vecchi testi, che si trovavano nella libreria dello studio. All’ora di pranzo uscirono per mangiare velocemente qualcosa. Non avevano molto tempo a disposizione.
Al ritorno, ognuno si dedicò al proprio lavoro.
Erano quasi le sei del pomeriggio, Miranda si diresse verso lo studio di Alois, bussò:
“Sì?”
“Oh, scusate, pensavo fossi solo… buonasera, Capitano.”
“Miranda, tesoro, vieni avanti, stavamo parlando di te, ti avrei chiamata…”
“Capitano. Va tutto bene?”
“Bene grazie, avvocato.”
“Oh, non sono ancora un avvocato… mi chiami, Miranda. A proposito, lo sa che non conosco il suo nome di battesimo?”
“Il mio nome è Edoardo”.
“Tesoro, ci puoi dedicare alcuni minuti? Il Capitano ti deve parlare. Cominciate pure, io sono già informato su tutto. Vado di là da Antonio e, poi vi raggiungo.”
Vi fu un lungo silenzio. Dopo che Alois si fu allontanato, Miranda decise di rompere quel silenzio.
“Prego, Capitano, di che si tratta?”
Ambrosi, tamburellava con le dita, sul bracciolo della poltrona. Era pensieroso. Alla fine, ruppe io silenzio.
“L’avvocato Vernier Stuart mi ha spiegato, che lei gradirebbe restare a casa, qualche giornata, per studiare. Solo per questo periodo degli esami, be’… gli avrei proposto, naturalmente se lei è d’accordo, di mandarle uno dei miei uomini, ogni qualvolta avrà bisogno di fermarsi a casa. Che ne pensa?”
“Le sono molto riconoscente… ma, Alois esagera. Posso stare benissimo da sola, non ho paura. Questa è la mia casa… qui, mi sento protetta. Non si preoccupi per me Capitano, me la so cavare.”
“Invece, io mi preoccupo. Se le dovesse accadere qualcosa non potrei mai perdonarmelo.”
“Che cosa mi dovrebbe accadere? Me lo spieghi, la prego.”
“Quella gente non ha scrupoli di nessun genere. Ha visto con che abilità sono entrati nei vostri studi, hanno addormentato lei e quasi ammazzato l’avvocato, questo per lei è niente?”
      (tratto dal romanzo L'Odore Profano   continua.... ) Nicla

mercoledì 22 maggio 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Alois, arrivò in studio in ritardo. La persona che doveva assolutamente incontrare se n’era andata, senza aspettarlo.
Miranda, si limitò a un saluto. Era molto presa dal suo lavoro.
Verso sera ritornò, la persona attesa da Alois, la fecero accomodare nello studiolo in fondo al corridoio. Nessuno, sapeva chi fosse.
Alle otto e mezzo della sera erano ancora in riunione. Miranda chiamò l’interno.
“Alois, scusami, volevo dirti che vado a casa, ci vediamo più tardi.”
“Aspetta un attimo, vengo da te.” Alois raggiunse Miranda.
“Miranda, ne avrò per un’altra ora. Aspettami per favore, e poi come ci ritorni a casa?”
“Con l’autobus, parte dalla stazione tra un quarto d’ora. Finisci la tua riunione con calma, io ti aspetterò a casa.”
“Antonio dov’è?”
“E’ uscito mezz’ora fa’, non mi ha detto dove andava… o, se ritornava qui.”
“Per favore, aspettami. Se te lo chiedo, ho i miei buoni motivi.”
“Okay, aspetto”. Miranda accettò rassegnata.
Appena uscito Alois, si sentì improvvisamente così stanca che, appena si sedette sul divano, si addormentò.
Dormiva profondamente quando qualcuno la scrollò ponendole una mano sulla spalla.
“Sììi?” Si svegliò all’istante.
“Non si spaventi signora, l’avvocato mi ha incaricato di riaccompagnarla a casa. Io sono l’autista… lo studio si rivolge di solito a me per situazioni del genere.”
Miranda era ancora un po’ insonnolita, ma subito le tornarono alla mente le parole di Alois. Le aveva raccomandato di non andare in nessun posto o intrattenersi con persone sconosciute, anche qualora avessero affermato che l’ordine veniva direttamente da lui.
“Grazie, dica all’avvocato che mi fermo ancora un po’.” Affermò risoluta Miranda.
“Signora, l’avvocato se n’è già andato… non ha voluto disturbarla, così, ha incaricato me di ricondurla a casa.”
Qualcosa non tornava. Per prima cosa Alois non sarebbe mai andato via senza di lei, dopotutto l’aveva pregata di attenderlo e di non tornare a casa da sola. E, se avesse avuto un impegno improvviso, l’avrebbe svegliata sicuramente. Non l’avrebbe lasciata sola, né, tanto meno, avrebbe incaricato uno sconosciuto di scortarla a casa. L’uomo che aveva di fronte, incominciava a dare segni di impazienza. Era chiaro. Lo si capiva dai suoi movimenti nervosi. Miranda giocò un’altra carta. Gli chiese di aspettare. Precisò, l’intenzione di recuperare alcune dispense nello studio in fondo al corridoio. L’uomo insistette per accompagnarla. Lei lo redarguì invitandolo rimanere al suo posto. Prima che potesse realizzare che cosa lei avesse intenzione di fare, Miranda uscì dalla stanza in un baleno, chiudendosi la porta alle spalle, con un giro di chiave. Di fatto, l’autista rimase chiuso all’interno.  Miranda corse in direzione dello studio dove aveva lasciato Alois e, aprì la porta. In un baleno, colse tutta la situazione nell’insieme: Alois, era steso a terra apparentemente privo di sensi. Fogli di carta erano sparsi ovunque. Della persona che stava con lui, nessuna traccia. Miranda si chinò svelta su di lui. Controllò il suo respiro.  Iniziò a scuoterlo delicatamente. Dalle sue labbra, uscì un lamento. Dall’altra parte del corridoio, l’intruso, tentava di liberarsi sferrando rumorosi colpi alla porta. Miranda prese il telefono e chiamò i Carabinieri, risposero al secondo squillo. Arrivarono poco dopo. Raggiunsero lo studio nel momento in cui il falso autista scardinava la porta. Lo bloccarono immediatamente.
Arrivò anche l’ambulanza. Trasferirono Alois,  all’ospedale. Faticava a riprendere i sensi. Furono presto al Pronto Soccorso, lo trasportarono in barella dal medico di turno per una prima verifica. Miranda intravide David, lo chiamò e lui, la raggiunse immediatamente. Sistemò la ragazza in un ambulatorio, tranquillizzandola. La costrinse a stendersi su un lettino, le controllò il polso e la pressione. Le somministrò dei sedativi. Miranda si addormentò quasi subito. David raggiunse Alois, che nel frattempo era stato visto da un altro medico. Aveva una flebo infilata nel braccio in attesa, di ulteriori accertamenti. 
Miranda, si svegliò alle sei del mattino dopo. Fu l’infermiera, che le controllò la temperatura, e le praticò un prelievo del sangue. Non si ricordò subito dove fosse, né come o quando, ci fosse arrivata. Poi, come un flash, l’immagine di Alois disteso a terra privo di sensi, le lacerò la mente. Chiese, impaziente...

              (tratto dal romanzo L'Odore Profano   continua... )
                              Buon pomeriggio,  Nicla 

martedì 21 maggio 2013

KAFUE - Zambia

 Elephant swimming
Giulia e Joss.
Si conoscono in Africa.
Per loro, ha inizio una nuova vita.
La felicità é per tutti!

A presto, Nicla

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Gli uomini giovani erano a pesca o a caccia, mentre le donne rimanevano al villaggio dove pulivano ed essiccavano il pesce pescato dai loro uomini o,  dedicandosi ad altri lavori, come colorare i tessuti con colori vegetali, o conciare pelli di animali selvatici. Un piccolo mondo laborioso. Il tempo che trascorsero al villaggio volò come il vento.
Annie, nel frattempo, visitò tre donne gravide, controllò alcuni piccoli nati di recente, e tutti le fecero promettere che non doveva più andarsene lontano, in quella sua terra circondata dall’acqua. Promise che sarebbe tornata presto.
Giunsero al Parco stanchissime. Giulia rifiutò la cena, era troppo spossata. Cercò rifugio nella sua stanza. Dopo una doccia rilassante, si infilò a letto. Alcuni minuti più tardi, la raggiunse Joss.
“Amore, come ti senti? Da un po’, ti stai stancando troppo. Non sei abituata a questo tour de force, ti devi riposare. Sei così pallida.” In effetti, sotto la leggera abbronzatura, si poteva intravedere il suo pallore. Joss andò in cucina e le preparò un frullato d’ananas, la raggiunse e l’obbligò a berlo. Poco dopo, Giulia corse in bagno e, vomitò tutto quello che aveva ingerito. Joss la ripulì per bene, la prese in braccio come una bimba e l’adagiò sul letto. Prese un panno, lo inumidì, era fresco… glielo pose sulla fronte. Giulia era pallidissima. Joss temeva un collasso, così, si precipitò a chiamare Annie. Arrivò immediatamente con la sua borsa da medico e fece uscire Joss, pregandolo di  non  agitarsi troppo.
Rimaste sole, invitò Giulia a spogliarsi. Iniziò, a visitarla minuziosamente.
“Cara, ti era mai capitato nei giorni precedenti di avere vertigini oppure sentirti particolarmente stanca?” Le chiese affettuosamente.
“No, forse un po’ stanca, sì, ma… ho fatto molte cose in quest’ultimo periodo...”
“Ascolta, ti faccio un prelievo di sangue, solo per sicurezza.”
“Un prelievo? No, ora sto già meglio, sono solo un po’ stanca, tutto qua.”
“Il medico sono io, e tu fai come ti dico, okay?” Il tono fermo di Annie, non ammetteva replica.
Joss era fuori dalla porta e, sembrava molto in ansia. Annie gli chiese se avesse delle provette per il prelievo di sangue. Joss andò nel suo laboratorio, prese tutto l’occorrente e ritornò da Giulia. Era evidente la sua ansia. La dottoressa fece i prelievi, mise le provette nella valigetta, e chiese a Joss di poter usare il suo laboratorio. Joss l’accompagnò, e le mostrò accuratamente tutto quello che le sarebbe servito.
“Annie, c’è qualcosa che ti preoccupa? Per favore, dimmelo, sono così in ansia…”
“No, stai tranquillo è che, non voglio lasciare nulla al caso, tutto qui. Ora vai da lei, stalle vicino, e… non stancarla troppo, mi raccomando.”
Lasciò Annie nel suo laboratorio e, raggiunse Giulia. Entrò nella stanza e si rese conto che dormiva. Si sdraiò accanto a lei. Ringraziò il cielo per avergli fatto incontrare il suo angelo.
Annie, rimase a lungo nel laboratorio. Verso l’alba ottenne i risultati delle analisi.
Al mattino si ritrovarono per la colazione. Giulia era ancora un po’ pallida, ma certamente il riposo le aveva recato un gran beneficio.
“Oh, ecco la nostra malatina! Come ti senti cara?” Annie sorridente, li salutò con gioia.
“Annie, grazie per tutta la tua premura… vi siete allarmati per nulla. Ero solamente stanca. Stamani mi sento forte come un leone.”
“Ma, proprio nulla non direi…”
“Non farci stare sulle spine, cosa c’è che non va Annie? Per favore…” Joss era agitatissimo. Lui, che era un impavido di fronte ai tanti pericoli che quasi quotidianamente affrontava, quando si trattava di Giulia, diventava come un bambino spaurito.
“Caro amico, devi rallegrarti… Giulia aspetta un bambino!”
Joss si alzò così in fretta per abbracciare Giulia, che fece cadere la sedia, provocando un gran baccano. Alcuni ospiti si girarono, cogliendo al volo l’immagine di Joss con Giulia tra le braccia e, la faceva girare, come in un bel gioco infantile.
“Avremo un bambino! Un piccolo Joss, o una piccola Giulia! Questo è il più bel giorno della mia vita! Amore, grazie, ti amo tanto!” Tutti si radunarono attorno alla coppia, dispensando baci, cordiali strette di mano e auguri di ogni bene.
“Da bravi, non statele addosso! Fatela respirare, vi prego, signori, è molto emozionata!” Annie, protettiva com’era per  sua indole, cercava di allontanare la ressa che era venuta a crearsi intorno a loro.
Giulia era frastornata, davvero stava accadendo a lei? Era così  felice, emozionata oltre misura, come mai avrebbe pensato di essere. In quel momento le fu chiaro che quel figlio lo voleva con tutte le sue forze, perché era figlio di Joss. Quando, alla fine, si ritornò alla calma, Annie, gentilmente, la sottrasse dalle braccia di Joss, che non si staccava da lei nemmeno per un secondo. E insieme si allontanarono. Camminarono tranquillamente per un po’, poi Annie iniziò a parlare.
“Cara, hai già avuto altri figli?”
“No, è il primo”. Dovette raccontarle i particolari della sua vita e del precedente matrimonio,
“Quanti anni hai Giulia?”
              ( tratto dal romanzo L'Odore Profano   continua... )
                                                                                A presto... Nicla