lunedì 22 aprile 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Ad un certo punto uno degli uomini dal lato sinistro, Johnny, si fermò alzando il braccio. Tutti contemporaneamente s’arrestarono. Joss lo raggiunse facendo bene attenzione a dove metteva i piedi per non provocare nessun rumore.
“Cosa c’è amico, trovato qualcosa?” Chiese con voce bassissima.
“Guarda laggiù”, disse Johnny indicandogli un punto con la mano.
Joss rimase immobile, pietrificato. Un elefante giaceva a terra morto in una pozza di sangue. Fece un cenno ai due uomini più vicini, i quali lo raggiunsero rapidamente. Quando si accorsero dell’accaduto, uno di loro tornò indietro di corsa nella direzione in cui avevano lasciato gli automezzi. Giulia non riusciva a capire quanto fosse accaduto. Dal punto in cui si trovava la visuale era coperta. Vide Joss sfilarsi lo zaino dalle spalle, estrarre una borsa cerata e incamminarsi nella direzione indicatagli. Lei senza pensarci, lo seguì.
“Perché sei qui! Dovevi restare con gli altri, non è uno spettacolo gradevole quello che vedrai!” Le sussurrò piano Joss.
Proprio nello stesso istante apparve la scena cruenta. In un attimo Giulia colse tutto l’insieme e si mise una mano sulla bocca per non gridare. Era un grosso maschio adulto, al quale avevano asportato le zanne.
“Dobbiamo andarcene alla svelta, se qualcuno del branco ci trova qui, ci carica.” Disse uno degli uomini del gruppo.
“Io mi fermo qui, devo riuscire ad isolare un cucciolo. Ora non sarà facile, le femmine saranno in allarme, e più diffidenti del solito.” Disse Joss.
“Io resto con te.”
“E’ pericoloso, i bracconieri hanno ucciso un elefante, l’avorio è prezioso e, è fuorilegge… per loro è sempre più difficile procurarselo. Tutto questo accade purtroppo, nonostante i controlli continui e, il branco è in agitazione. Se ci fiutano ci massacrano.”
“Non m’importa, io resto con te.” Giulia era più cocciuta di un mulo e lui lo capì.
“Giulia ti scongiuro, non è un gioco, qui per una cosa del genere si muore!”
“Io resto con te.” Era la sentenza finale, e non ammetteva replica.
“Stammi vicina e, assolutamente fai quello che ti dico.” Le disse rassegnato.
Si avviarono lentamente. Guardinghi. Finalmente individuarono il branco. Gli elefanti erano agitati, nervosi, e molto pericolosi. Joss non riusciva a vedere bene dal punto in cui si trovava, sarebbero dovuti uscire allo scoperto e andare dalla parte opposta, ma era impensabile, c’era troppa tensione tra gli elefanti. A Giulia venne un’idea, si sfilò lo zaino dalle spalle, dentro ci aveva riposto un po’ di frutta per dissetarsi durante il viaggio. Lanciò sul terreno una mela come un lanciatore di bocce, questa rotolò fin quasi raggiungere la zampa di un elefante. Trattennero il respiro, Joss era sbalordito dall’iniziativa improvvisata di Giulia. Il frutto fu raccolto dalla lunga proboscide e portato alla bocca. Ne lanciò un altro, e un altro ancora, tutti con buon esito. L’ultimo lo fece deviare poco lontano, ma ben visibile. Quello, che doveva essere il capo branco partì in direzione del frutto, e tutti lo imitarono. Questo diversivo permise a Joss di portarsi alle spalle del branco, e poter individuare un paio di piccoli che erano rimasti un po’ indietro. Giulia lo raggiunse, lui aveva già pronto in mano un grande sacco di juta. Con il suo aiuto incappucciò rapido uno dei cuccioli. Poi, con la siringa pronta, l’infilò in un punto dell’orecchio del piccolo dove era ben visibile una vena, e in un battibaleno estrasse il sangue. Lo liberarono immediatamente dopo, prima che la madre si accorgesse che non era dietro di lei. Il piccolo, finalmente libero, raggiunse correndo il resto del branco.
Giulia e Joss ritornarono sui loro passi e s’incamminarono per raggiungere gli altri.
Nessuno dei due parlava, ma lei si sentiva felice, le sembrava di aver contribuito con quella sua idea a rendere meno difficile il compito di Joss, e di avergli evitato un altro viaggio alla ricerca del branco. Finalmente arrivarono alle Land Rover, salirono a bordo e ripartirono alla volta del Parco Kafue.
                     (tratto dal romanzo L'Odore Profano   continua...)    
 Un abbraccio  Nicla


venerdì 19 aprile 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Lei scappò via ridendo salendo i gradini a due a due, si lanciò sopra al lettone, sistemò le lenzuola, rimboccò i cuscini. Era bello fare colazione a letto. A Miranda sembrava di essere ritornata bambina, quando era ammalata, e la mamma le portava la colazione in camera. Si sentì felice.
“Amore, vengo in studio con te?”
“Altroché, hai una pila di scartoffie sopra alla tua scrivania.”
“Lo fate apposta, ho già molte cose da finire, dovrò ben fare una cosa per volta”.
“Bimba, qui non siamo a scuola, non c’è più il libretto delle giustificazioni. Vuoi diventare un buon avvocato? Bene! Fai ciò che ti dico, senza brontolare.”
Miranda si diresse verso il bagno borbottando. Sotto l’acqua bollente cominciò a pensare da dove iniziare il suo lavoro per svolgerlo nel modo migliore. Immersa nei suoi pensieri, non si accorse di Alois che entrava nel box doccia. Era dietro di lei, e la  premeva. Un attimo e… era già dentro di lei.
Fu una giornata di intenso lavoro, Miranda era  felice, stava imparando tantissime cose e, soprattutto, i suoi capi erano soddisfatti del suo lavoro.
Invitarono Antonio a cena a casa di Miranda. Nella loro casa in collina. Antonio accettò di buon grado. Li seguì con la propria auto e, quando giunsero alla casa, Antonio si complimentò con Miranda per il buon gusto, era davvero molto bella, accogliente. Trascorsero una serata diversa da quelle passate in casa di Giulia e Alois. Quella di Miranda era una casa “intima”: non c’erano persone di servizio sempre intorno, e non era sempre tutto così assurdamente a posto. Era una casa vissuta, amata e curata.   Vi si respirava  un odore semplice, famigliare.
“Cari amici, Miranda, grazie per la splendida serata! Sono stato davvero molto bene con voi. La cena era ottima! Di’ Alois, ma sta picciotta ce l’ha un difetto?”
“No Antonio, non ne ha, e se ne avesse, con la sua grazia li annullerebbe. E’ che... stiamo così bene insieme, verrai più spesso è vero?”
“Volentieri, grazie ancora.” Si chinò e baciò Miranda sulla guancia.

Il mattino dopo arrivarono allo studio con un po’ di ritardo. La segretaria di Alois gli riferì che l’aveva cercato un uomo, questi, l’avrebbe richiamato più tardi e, no, non aveva lasciato neppure il cognome.
Erano da poco passate le undici, quando giunse la telefonata.
“Pronto? Sì sono io, l’ascolto”.
“Avvocato, io e alcune persone vogliamo che lei rinunci al processo.”
“Ma di quale processo sta parlando? Ne stiamo seguendo più di uno”. Alois manteneva la calma, aveva bisogno di prendere tempo per saperne di più, prima che la telefonata si concludesse.
“Mi ascolti molto attentamente e, ovviamente sa bene a che cosa mi riferisco. Noi, non vogliamo che questa cosa vada avanti. Il mio capo ne subirebbe un danno enorme. Non possiamo permettere che questo accada. Avvocato, mi ascolti, non le conviene mettersi contro di noi.”
“Mi sta forse minacciando? Sappia che se dovesse capitarmi una cosa qualsiasi, anche una cosa di poca importanza, non avreste vita facile. Io le do un consiglio: se voi vi sentite tanto forti da credere d’intimorirmi, vi sbagliate di grosso, sono io a dare a voi un avvertimento, non mettetevi contro a qualcosa più grande di voi. Potreste farvi molto male.”
“Avvocato, io le ho riferito quanto dovevo. Pensi alla sua ragazza, lei gli è molto affezionato. Se le dovesse capitare qualcosa, non se lo perdonerebbe mai.”
“Non azzardatevi… mi ha sentito? Non provateci nemmeno ad avvicinarla… pronto…”
  ( tratto dal romanzo L'Odore Profano   continua... ) Nicla

 

giovedì 18 aprile 2013