Lei
scappò via ridendo salendo i gradini a due a due, si lanciò sopra al lettone,
sistemò le lenzuola, rimboccò i cuscini. Era bello fare colazione a letto. A
Miranda sembrava di essere ritornata bambina, quando era ammalata, e la mamma
le portava la colazione in camera. Si sentì felice.
“Amore,
vengo in studio con te?”
“Altroché,
hai una pila di scartoffie sopra alla tua scrivania.”
“Lo
fate apposta, ho già molte cose da finire, dovrò ben fare una cosa per volta”.
“Bimba,
qui non siamo a scuola, non c’è più il libretto delle giustificazioni. Vuoi
diventare un buon avvocato? Bene! Fai ciò che ti dico, senza brontolare.”
Miranda
si diresse verso il bagno borbottando. Sotto l’acqua bollente cominciò a
pensare da dove iniziare il suo lavoro per svolgerlo nel modo migliore. Immersa
nei suoi pensieri, non si accorse di Alois che entrava nel box doccia. Era dietro
di lei, e la premeva. Un attimo e… era
già dentro di lei.
Fu
una giornata di intenso lavoro, Miranda era felice, stava imparando
tantissime cose e, soprattutto, i suoi capi erano soddisfatti del suo lavoro.
Invitarono
Antonio a cena a casa di Miranda. Nella loro casa in collina. Antonio accettò di
buon grado. Li seguì con la propria auto e, quando giunsero alla casa, Antonio
si complimentò con Miranda per il buon gusto, era davvero molto bella, accogliente.
Trascorsero una serata diversa da quelle passate in casa di Giulia e Alois.
Quella di Miranda era una casa “intima”: non c’erano persone di servizio sempre intorno, e non era sempre tutto così assurdamente a posto. Era una casa vissuta,
amata e curata. Vi si respirava un odore semplice, famigliare.
“Cari
amici, Miranda, grazie per la splendida serata! Sono stato davvero molto bene
con voi. La cena era ottima! Di’ Alois, ma sta picciotta ce l’ha un difetto?”
“No
Antonio, non ne ha, e se ne avesse, con la sua grazia li annullerebbe. E’ che...
stiamo così bene insieme, verrai più spesso è vero?”
“Volentieri,
grazie ancora.” Si chinò e baciò Miranda sulla guancia.
Il
mattino dopo arrivarono allo studio con un po’ di ritardo. La segretaria di
Alois gli riferì che l’aveva cercato un uomo, questi, l’avrebbe richiamato più
tardi e, no, non aveva lasciato neppure il cognome.
Erano
da poco passate le undici, quando giunse la telefonata.
“Pronto?
Sì sono io, l’ascolto”.
“Avvocato,
io e alcune persone vogliamo che lei rinunci al processo.”
“Ma
di quale processo sta parlando? Ne stiamo seguendo più di uno”. Alois manteneva
la calma, aveva bisogno di prendere tempo per saperne di più, prima che la telefonata
si concludesse.
“Mi
ascolti molto attentamente e, ovviamente sa bene a che cosa mi riferisco. Noi,
non vogliamo che questa cosa vada avanti. Il mio capo ne subirebbe un danno
enorme. Non possiamo permettere che questo accada. Avvocato, mi ascolti, non le
conviene mettersi contro di noi.”
“Mi
sta forse minacciando? Sappia che se dovesse capitarmi una cosa qualsiasi,
anche una cosa di poca importanza, non avreste vita facile. Io le do un
consiglio: se voi vi sentite tanto forti da credere d’intimorirmi, vi sbagliate
di grosso, sono io a dare a voi un avvertimento, non mettetevi contro a
qualcosa più grande di voi. Potreste farvi molto male.”
“Avvocato,
io le ho riferito quanto dovevo. Pensi alla sua ragazza, lei gli è molto
affezionato. Se le dovesse capitare qualcosa, non se lo perdonerebbe mai.”
“Non
azzardatevi… mi ha sentito? Non provateci nemmeno ad avvicinarla… pronto…”
( tratto dal romanzo L'Odore Profano continua... ) Nicla
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