Ad
un certo punto uno degli uomini dal lato sinistro, Johnny, si fermò alzando il
braccio. Tutti contemporaneamente s’arrestarono. Joss lo raggiunse facendo bene
attenzione a dove metteva i piedi per non provocare nessun rumore.
“Cosa
c’è amico, trovato qualcosa?” Chiese con voce bassissima.
“Guarda
laggiù”, disse Johnny indicandogli un punto con la mano.
Joss
rimase immobile, pietrificato. Un elefante giaceva a terra morto in una pozza
di sangue. Fece un cenno ai due uomini più vicini, i quali lo raggiunsero
rapidamente. Quando si accorsero dell’accaduto, uno di loro tornò indietro di
corsa nella direzione in cui avevano lasciato gli automezzi. Giulia non
riusciva a capire quanto fosse accaduto. Dal punto in cui si trovava la visuale
era coperta. Vide Joss sfilarsi lo zaino dalle spalle, estrarre una borsa
cerata e incamminarsi nella direzione indicatagli. Lei senza pensarci, lo
seguì.
“Perché
sei qui! Dovevi restare con gli altri, non è uno spettacolo gradevole quello
che vedrai!” Le sussurrò piano Joss.
Proprio
nello stesso istante apparve la scena cruenta. In un attimo Giulia colse tutto
l’insieme e si mise una mano sulla bocca per non gridare. Era un grosso maschio
adulto, al quale avevano asportato le zanne.
“Dobbiamo
andarcene alla svelta, se qualcuno del branco ci trova qui, ci carica.” Disse
uno degli uomini del gruppo.
“Io
mi fermo qui, devo riuscire ad isolare un cucciolo. Ora non sarà facile, le
femmine saranno in allarme, e più diffidenti del solito.” Disse Joss.
“Io
resto con te.”
“E’
pericoloso, i bracconieri hanno ucciso un elefante, l’avorio è prezioso e, è fuorilegge…
per loro è sempre più difficile procurarselo. Tutto questo accade purtroppo, nonostante
i controlli continui e, il branco è in agitazione. Se ci fiutano ci
massacrano.”
“Non
m’importa, io resto con te.” Giulia era più cocciuta di un mulo e lui lo capì.
“Giulia
ti scongiuro, non è un gioco, qui per una cosa del genere si muore!”
“Io
resto con te.” Era la sentenza finale, e non ammetteva replica.
“Stammi
vicina e, assolutamente fai quello che ti dico.” Le disse rassegnato.
Si
avviarono lentamente. Guardinghi. Finalmente individuarono il branco. Gli elefanti
erano agitati, nervosi, e molto pericolosi. Joss non riusciva a vedere bene dal
punto in cui si trovava, sarebbero dovuti uscire allo scoperto e andare dalla
parte opposta, ma era impensabile, c’era troppa tensione tra gli elefanti. A
Giulia venne un’idea, si sfilò lo zaino dalle spalle, dentro ci aveva riposto
un po’ di frutta per dissetarsi durante il viaggio. Lanciò sul terreno una mela
come un lanciatore di bocce, questa rotolò fin quasi raggiungere la zampa di un
elefante. Trattennero il respiro, Joss era sbalordito dall’iniziativa
improvvisata di Giulia. Il frutto fu raccolto dalla lunga proboscide e portato
alla bocca. Ne lanciò un altro, e un altro ancora, tutti con buon esito.
L’ultimo lo fece deviare poco lontano, ma ben visibile. Quello, che doveva
essere il capo branco partì in direzione del frutto, e tutti lo imitarono. Questo
diversivo permise a Joss di portarsi alle spalle del branco, e poter
individuare un paio di piccoli che erano rimasti un po’ indietro. Giulia lo
raggiunse, lui aveva già pronto in mano un grande sacco di juta. Con il suo aiuto
incappucciò rapido uno dei cuccioli. Poi, con la siringa pronta, l’infilò in un
punto dell’orecchio del piccolo dove era ben visibile una vena, e in un
battibaleno estrasse il sangue. Lo liberarono immediatamente dopo, prima che la
madre si accorgesse che non era dietro di lei. Il piccolo, finalmente libero,
raggiunse correndo il resto del branco.
Giulia
e Joss ritornarono sui loro passi e s’incamminarono per raggiungere gli altri.
Nessuno
dei due parlava, ma lei si sentiva felice, le sembrava di aver contribuito con
quella sua idea a rendere meno difficile il compito di Joss, e di avergli
evitato un altro viaggio alla ricerca del branco. Finalmente arrivarono alle
Land Rover, salirono a bordo e ripartirono alla volta del Parco Kafue.
(tratto dal romanzo L'Odore Profano continua...)
Un abbraccio Nicla
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