..... la
pelle scura esaltava la luminosità dei suoi occhi. Mai visti di così
splendenti! Una lunga cicatrice gli
attraversava la tempia sino alla fronte, scavando in due il sopracciglio. Gli
conferiva un aspetto da combattente, da uomo che probabilmente aveva affrontato molti pericoli, e non indifferenti. Ma quello che più la colpì di lui, era
l’aria scanzonata che aveva. Si intuiva che era abituato al pericolo, ma non per
questo si presentava come un duro. Giulia si riscosse, lo stava osservando da
troppo tempo. Si sentì imbarazzata. Lo ringraziò per la sua cortesia e lo
invitò a condividere il pasto assieme a lei. Lui, accettò con gioia. Si
presentò, parlava inglese e francese oltre all’afrikaans. Era
un matabele. Il
suo nome Joss
Kasou. Mangiarono dallo stesso piatto. Giulia non lo
aveva mai fatto con nessuno in vita sua.
Quell’uomo la coinvolgeva. Si sentiva stranamente intimidita. Forse la
colpa era di quel meraviglioso cielo stellato. Le stelle, in Africa, le
sembravano particolarmente lucenti e
vicine. Un’iridiscente falce di luna creava uno straordinario contrasto
con gli alberi scuri che costaggiavano le rive dello Zambesi. Di certo, era uno scenario di singolare
bellezza.
Entrambi
ammirarono estasiati quell’opera di Dio. Joss le parlò della sua terra, di
quella terra selvaggia, che faceva sentire l’uomo ancora parte integrante della
natura. Giulia lo ascoltava rapita. Nella fievole luce lunare, scrutava il suo
volto bello e appassionato, mentre lui, le trasmetteva l’amore che provava per
la sua Terra. Giunse il momento di accomiatarsi. Giulia si separò da lui a
malincuore. Gli augurò la buona notte e, la promessa che sarebbe salita con lui,
il mattino seguente, sulla canoa nel tragitto lungo il fiume. Joss le avrebbe
mostrato e spiegato quanto c’era di interessante e singolare durante il lungo percorso.
Giulia
tardò ad addormentarsi, non riusciva a togliersi dalla mente il volto di Joss.
Alla fine, stremata, la stanchezza ebbe
il sopravvento. Cadde in un sonno assoluto.
L’alba
arrivò rapidamente.
L’orizzonte
si colorò di un delicato color rosa perlaceo ricco di sfumature, contrastava
con le nuvole grigie che si specchiavano nel grande fiume. Una coltre di nebbia
leggera fluttuava impalpabile, mentre le anatre selvatiche si levavano in volo
in formazione perfetta.
Fu
questo lo straordinario spettacolo che accolse Giulia, quando uscì dalla sua
tenda e la lasciò senza fiato dinanzi a tanto naturale splendore.
Rapidamente
fecero colazione. In breve furono pronti per la partenza. Le Land Rover
cariche di turisti costeggiavano il fiume solcato dai rangers in canoa, fino a che giunsero nei
pressi di un villaggio. Qui avrebbero preso le canoe necessarie per proseguire
il loro viaggio scendendo il fiume.
Lo
Zambesi era di color verde smeraldo scuro e, i papiri, per effetto dei raggi
del sole, sembravano bordati d’oro. Le leggere imbarcazione filavano veloci
lungo il fiume, ognuna di esse portava a bordo non più di quattro persone più un
uomo ai remi e gli zaini degli occupanti. Alcune ore più tardi le prime
imbarcazioni toccavano i papiri dello Zambia.
Durante
il tragitto Giulia aveva ascoltato in silenzio tutto ciò che Joss le faceva
notare e le spiegazioni che le forniva. Era talmente attenta a tutto ciò che le
passava davanti agli occhi che, quando alcuni ippopotami scivolarono in acqua
poco distante, per poco non le venne da urlare dallo spavento. Joss rise
divertito, mentre lei gli rifilava un’occhiataccia.
Arrivarono
ad una grande ansa del fiume, poco lontano erano parcheggiati i fuoristrada con
gli autisti che li stavano aspettando. Il caldo umido cominciava a farsi
sentire, si sistemarono all’ombra delle tende per il pranzo al sacco. Non c’era
molto tempo, dovevano raggiungere il Parco Nazionale di Kafue, prossima meta dell’escursione, il
più grande di tutta l’Africa. Joss spiegò a Giulia che vi erano più di
cinquanta specie di mammiferi, antilopi e felini e circa quattrocento specie di
uccelli. Viaggiarono quasi senza sosta, in Africa le distanze sono immense, ed
era prudente arrivare prima che scendesse la notte.
(tratto dal romanzo L'Odore Profano continua... )
kisses Nicla
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